"Piazza Kennedy non è storica. Dove sono i bagni una volta c’erano edifici"

Il dirigente della Soprintendenza Giorgio Cozzolino interviene sui lavori in piazza: "Il progetto originale della piazza ha subito diverse modifiche"

Le nuove toilette in piazza Kennedy (foto Zani)

Le nuove toilette in piazza Kennedy (foto Zani)

Ravenna, 03 novembre 2016 – Giorgio Cozzolino, dirigente della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio, interviene per la prima volta su piazza Kennedy.

Architetto Cozzolino, la soprintendenza nel 2012 diede l’ok al progetto della piazza, bagni compresi.

«Su piazza Kennedy occorre chiarire alcuni aspetti».

Quali?

«Intanto non è una piazza storica, perché è il risultato della demolizione di alcuni edifici avvenuta attorno agli anni Quaranta. Non è, per intenderci, come piazza del Popolo o piazza dell’Aquila».

Questo cosa comporta?

«Abbiamo seguito il progetto sin dall’inizio, ma il nostro coinvolgimento non si è mai tradotto in un’autorizzazione, ma in un parere. L’autorizzazione sarebbe stata necessaria se quella fosse stata appunto una piazza storica».

Cosa comporta il parere?

«Serve a suggellare un rapporto di scambio con l’amministrazione comunale, a ricercare una soluzione migliore».

Lei li avrebbe messi lì quei bagni?

«Io aspetterei di vedere la piazza finita. Non dimentichiamo che c’è stato un concorso di idee per la riqualificazione della piazza. Anche se nel corso degli anni lo sviluppo progettuale iniziale ha subito diverse modifiche. Diciamo che esigenze funzionali e politiche hanno eroso l’idea originale».

Tra le critiche principali che vengono avanzate su quei manufatti c’è la dimensione, che ostacola la visione dei palazzi.

«Dove ora sono quelle strutture, una volta esistevano degli edifici, poi demoliti. All’inizio noi avevamo collaborato alla progettazione della piazza. Si era optato per un recupero filologico, il più possibile fedele alla storia della piazza, a un’alternanza di vuoti e pieni».

In che senso?

«Era previsto un ripristino più forte dell’orto di Palazzo Rasponi, con un muro più alto. E al di là dell’orto, lontano dal Palazzo, dove una volta erano gli edifici demoliti, altri spazi andavano occupati. Poi però sono state fatte altre scelte».

Che hanno portato all’attuale configurazione della piazza.

«Si è scelto un progetto di compromesso tra le esigenze della memoria storica e quelle funzionali avanzate dalle varie associazioni».

Se quelle strutture avessero avuto un altro aspetto, sarebbe cambiato qualcosa?

«A volte scelte minimali servono a far risaltare gli altri elementi di un luogo».

Ora cosa succederà?

«Con il sindaco De Pascale ci siamo già sentiti e continueremo a farlo nei prossimi giorni. Come ufficio siamo disponibili a un confronto e a una collaborazione. È giusto che sulla piazza ci sia una riflessione anche in corso d’opera, ma, spero, non sulla scia delle contestazioni.