"Vietato andare a caccia col cellulare"

La burocrazia ne combina un'altra. Lo stop è previsto nel nuovo Calendario venatorio. Ricorso al Tar

Due cacciatori con i loro cani

Due cacciatori con i loro cani

Ravenna, 8 luglio 2016 - Tre righe in fondo ai 13 articoli del calendario venatorio 2016-2017: «È vietato l’impiego di strumenti di comunicazione radio o telefonica nell’esercizio dell’azione di caccia, salvo quanto previsto dal comma 3 dell’art 22 del R.R. n. 1/2008 e nei casi in cui risulti di primaria importanza tutelare la salute personale». Insomma, a caccia vietato usare il cellulare come quando si entra in ospedale. Il divieto – interpretato dai cacciatori come «l’ennesimo accanimento» contro la categoria – è del tutto nuovo e si sarebbe reso necessario per scongiurare che gli appassionati della doppietta si avvisino tra di loro in caso di presenza delle guardie venatorie oppure dialoghino sulla conduzione di una battuta di caccia, scambiandosi informazioni sulla presenza o meno di animali.

Il cellulare si può usare per i collegamenti organizzativi dei conduttori delle battute al cinghiale e nei casi in cui risulti «di primaria importanza tutelare la salute personale». I cacciatori non solo non l’hanno presa bene, ma questa volta hanno deciso di ricorrere al Tar. L’avvocato Fabio Fanelli, per conto della Federcaccia ravennate, ha stilato un ricorso per dimostrare che si tratta di un divieto quanto meno fantasioso, senza basi giuridiche perché configura «un nuovo illecito amministrativo che non può essere previsto e sanzionato altro che da una norma di legge» e non da un regolamento regionale.

Fanelli diventa anche ironico: «Non vanno poi trascurati i problemi tecnici che la disposizione presenta. Il messaggio sms è comunicazione telefonica? E le varie applicazioni degli smartphone, su tutte WhatsApp, come vanno considerate?». Ci si chiede: se una guardia venatoria vede un cacciatore al telefono, come farà a stabilire chi sta chiamando, se l’ospedale o un’ amica? Si farà consegnare il telefono?