Faenza, 17 giugno 2010 - Giornalismo e cultura in lutto per la morte, a ottant’anni, di Claudio Marabini. Giornalista, scrittore, critico, appassionato e infaticabile esploratore dei sentieri della letteratura, Marabini era una firma ben nota ai lettori delle pagine culturali del 'Resto del Carlino' prima, poi anche della 'Nazione' e del 'Quotidiano Nazionale'. Con lui se ne va uno degli ultimi interpreti di un genere che ha fatto la storia della 'terza pagina': la recensione.

 

 
Pochi giorni fa, inviandomi per Nuova Antologia il testo del suo «Diario di lettura», la rubrica di critica letteraria che teneva puntualmente nelle pagine della rivista dal 1986, Claudio Marabini richiamava la mia attenzione sull’ultimo brano (e tale resterà) intitolato 'L’articolo'. Lo rileggo adesso, alla notizia della sua scomparsa, e mi accorgo che più che un testamento spirituale è l’estremo omaggio, autentico atto di amore, di chi ha coniugato per l’intera esistenza cultura e giornalismo, un binomio assolutamente inscindibile. Un sentimento di gratitudine per il compagno fedele di ogni giorno, che ti consente di vincere la solitudine che è in noi comunicando agli altri pensieri, sentimenti, emozioni. "Il pensiero dell’articolo... - sono le parole iniziali di Marabini -. La sua presenza nella mente e nella giornata: nella vita, dunque, di chi affida all’articolo almeno una parte della sua giornata. Solo la giornata? O almeno una parte della vita... Tutta forse? Difficile poterlo dire. Ma l’articolo è una cosa misteriosa: nascosto in parte, o del tutto... L’articolo è tutto o quasi. Forse è veramente tutto...".

Di articoli Claudio Marabini ne ha scritti migliaia, specie sul 'Resto del Carlino' e nei più autorevoli periodici letterari. Ma ognuno scaturiva dalla mente e dall’anima come fosse il primo: frutto, sempre, di letture attente e mature riflessioni, di genuino entusiasmo e di desiderio di confrontarsi. Una straordinaria capacità di comprensione critica degli autori, la sua, dall’Ottocento all’età contemporanea; scrittore egli stesso e autore di romanzi di successo quali La notte vede più del giorno, Il passo dell’ultima dea, Malù, Carossa, L’Acropoli, I sogni tornano. Narrativa ma anche saggistica, fin dai primi lavori di tale genere: Gli anni sessanta-Narrativa e storia e I bei giorni. L’efficacia del ritrattista e talora del bozzettista emerge dai penetranti elzeviri della terza pagina del 'Carlino' o dagli agili capitoli della Chiave e il cerchio e dei già ricordati Bei giorni. Fra i protagonisti degli 'incontri' gli sono particolarmente cari Eugenio Montale e Dino Buzzati. Nel cuore, sempre, la Romagna, di Pascoli e Valgimigli, e quel ‘suo’ dialetto romagnolo (era nato a Faenza nel l930) che custodiva e coltivava con lo stesso amore riservato alla purezza della lingua italiana, nella quale era autentico maestro.

 

Saggistica non solo letteraria la sua, ma anche civile e di costume, osservatore sensibile della realtà del nostro tempo, attento al cambiamento, che accettava pur non giudicandolo talora in modo positivo. Dall’alto del suo osservatorio di buon senso, conservava intatta la fiducia, che gli trasmetteva ottimismo, fondata sulla solidità dei valori dell’uomo. Qualcosa resta, è il titolo di un fortunato libro del 1975: "Restano gli umili passi, la quotidiana fatica e l’occhio cercante di chi non si risolve a credere che i passi dell’uomo non abbiano una direzione".