Don Desio confessa tutto: "Ma non sono un pedofilo"

Davanti al pm ammette rapporti con un terzo minore

Don Giovanni Desio (foto Corelli)

Don Giovanni Desio (foto Corelli)

Ravenna, 10 ottobre 2014 - E' arrivato a palazzo di giustizia a bordo del cellulare' della Polizia penitenziaria poco dopo le 15. Per don Giovanni Desio si è trattato della seconda uscita dal carcere da quel 4 aprile scorso quando gli fu notificata l'ordinanza di custodia cautelare per aver compiuto atti sessuali con due quindicenni ( diventati tre nel seguito dell'inchiesta), tutti consenzienti. La prima uscita risaliva a metà aprile quando dal carcere di Ravenna era stato trasferito a quello di Forlì dove c'è una sezione isolata, per reati particolari, in primo luogo quelli sessuali.

Don Desio, maglioncino e pantaloni scuri, lo sguardo un po' basso, e senza i 'ferri' ai polsi, ha percorso il corridoio della Procura fino all'ufficio del pm Isabella Cavallari. Al primo incontro' con il pm, due giorni dopo l'arresto, don Desio si avvalse del diritto al silenzio. A mesi da quel giorno l'ex parroco di Casal Borsetti, provato dalla lunga carcerazione e dopo due dinieghi del gip e del tribunale del riesame degli arresti domiciliari (in una struttura ospedaliera umbra, retta da religiosi) ha cercato una via di uscita e un mese fa ha chiesto tramite l'avvocato, Battista Cavassi, di essere interrogato.

A dir la verità, don Desio, ai magistrati, nel giugno scorso, aveva inviato una lettera in cui riconosceva la «pesante inappropriatezza» delle condotte contestategli e d'altronde non smentibili viste le trascrizioni di messaggi tramite whatsapp intercorsi fra il religioso e due dei ragazzi e spiegava il percorso che l'aveva portato a prendere coscienza della censurabilità dei suoi atti. Una lettera scritta in vista della richiesta degli arresti domiciliari, ma che non aveva impedito al gip e poi al tribunale del riesame di motivare il diniego proprio con un marcato mancato ravvedimento' da cui scaturiva il rischio di ripetizione del reato e di inquinamento delle prove (attraverso gli strumenti di comunicazione tecnologica).

Poi a luglio, all'incidente probatorio dove sono stati sentiti nove ragazzi che avevano frequentato la parrocchia e fra questi anche i due citati nell'ordinanza cautelare, è emerso un terzo caso, quello di un quindicenne straniero che ha detto di aver frequentato il religioso per diversi mesi e di aver avuto con lui una vera e propria relazione sessuale. Di qui una nuova contestazione. E ieri don Desio ha inteso spiegare che lui aveva taciuto nella lettera quell'episodio per un fatto di riservatezza. «Non sono un pedofilo. Si è trattato di qualcosa di ben diverso, di un vero e proprio rapporto amoroso e consenziente e non ritenevo di aver alcun diritto di rendere nota la relazione con quel ragazzo visto che lui fino a quel momento l'aveva taciuta».

L'interrogatorio si è protratto per un'ora e mezzo. «Un interrogatorio duro» ha commentato il difensore. Don Desio alla fine è apparso ancora più stanco, provato. Sei mesi in carcere per una persona come lui, esperta del mondo della comunicazione, pieno di relazioni, lo hanno segnato nel profondo. Prima di salire sul cellulare ha abbracciato il difensore, che è anche la persona che più assiduamente incontra in carcere. In questi sei mesi, don Desio ha ricevuto anche la visita del vescovo Lorenzo Ghizzoni.