Giovedì 25 Aprile 2024

La testa nella sabbia

PER IL ROTTO della cuffia gli elettori austriaci non hanno rotto l’argine che dal 1946 vede l’estrema destra minoritaria e all’opposizione in tutta Europa. Il rotto della cuffia questa volta sono 30.000 voti, quello 0,3% in più conquistato dall’anziano candidato verde, l’unico sopravvissuto tra i rappresentanti dei partiti tradizionali. In lizza fino all’ultimo voto postale il candidato della destra nostalgica e rancorosa, erede di quel Jorg Haider che qualche anno fa voleva annettere l’Alto Adige alla sua Carinzia, ha ringraziato la metà del popolo austriaco che l’ha votato al ballottaggio. Due mesi fa commentavamo un risultato pressochè identico nel Baden Wurttemberg, la regione tedesca con molti più abitanti dell’Austria, nella quale l’estrema destra di Alternativa per la Germania (AfD) era arrivata a un passo dalla vittoria. Anche lì contro un anziano governatore verde in carica. 

IDENTICO il tracollo di democristiani e socialdemocratici sfibrati dal logoramento di mezzo secolo trascorso al potere prima da rivali e ormai da un pezzo costretti ad allearsi in grandi coalizioni. Identica la causa scatenante, la marea dei profughi: 90.000 in un’Austria che ha solo otto milioni di abitanti, più di un milione nella grande Germania. Ai loro confini orientali l’Ungheria è in mano all’iper nazionalista Victor Orban, il primo leader europeo ad aver eretto muri e ad aver usato l’esercito contro i richiedenti asilo. Situazioni non dissimili e analoghe reazioni a catena si possono osservare in Slovenia, Slovacchia, Polonia e Repubblica Ceca. Prima di giudicare domandiamoci cosa succederebbe in Italia se fossimo investiti da una marea analoga proporzionata alla nostra popolazione. Che accadrebbe se in pochi mesi arrivassero sulle nostre coste 7-800mila profughi? Esattamente quanti ne prevede Frontex, la polizia di frontiera europea, il doppio di quelli stimati da Federica Mogherini.

NASCONDERE la testa nella sabbia non allontana i pericoli, li avvicina, e non si evitano le conseguenze politiche senza affrontare le cause sociali. Il nostro governo ha avanzato alcune proposte giuste, ma il migration compact è impegno di lunga lena mentre l’emergenza incalza. Siamo giustamente impegnati per dare stabilità alla Libia ma il governo Sarraj a Tripoli non controlla la situazione. C’è qualcosa da correggere anche nella nostra politica estera. Alfano deve smetterla di fare del trionfalismo di facciata e preoccuparsi di irrobustire un apparato di sicurezza debilitato e con molte falle. Possibile che si debba discutere all’infinito di due centri di identificazione in più e di come prendere le impronte e fare gli esami biometrici ai migranti perché il ministro della Giustizia non vuole fare un decreto? L’emergenza è incombente. Renzi deve capire che, come tutti i leader europei, la partita vera coi nazionalisti e i populisti se la gioca sull’immigrazione. Ben prima di ottobre e del referendum. Angela Merkel avrà anche fatto degli errori, ma ogni giorno sta sul dossier migranti a Berlino, in Turchia, a Bruxelles, in Siria o dai curdi. È lei che regge, è lei il riferimento dei democratici in questa Europa smarrita. E speriamo di non doverla rimpiangere.