Gli amici ricordano Flavio Zanzi: "La sua passione per le Vespe"

Il corpo del 59enne è stato restituito dal mare a Senigallia

La morte di Flavio Zanzi

La morte di Flavio Zanzi

Ravenna, 28 novembre 2015 - "In tanti anni non l’ho mai visto arrabbiato". Il suo paese, Sant’Alberto, è sotto choc. «Ero con lui nel padellone solo pochi giorni prima, gli ho scattato alcune foto. Ai fornelli, sulla porta d’ingresso. Sorride sempre. Quello era Flavio». Sergio è uno dei tanti amici che lo piangono. Increduli per la disgrazia e, soprattutto, per il contesto in cui è avvenuta. Lui, esperto nuotatore, anni e anni di esperienza sulle imbarcazioni anche ai tempi in cui andava a caccia, finito in mare in una notte di tempesta mentre – si presume – dal capanno di Porto Corsini cercava di liberare la rete dai tronchi. Si sarebbe sporto troppo e una folata di bora gli ha fatto perdere l’equilibrio.

Il suo corpo, da sabato, è rimasto in mare sei notti e cinque giorni, trascinato fino alla costa marchigiana dove ieri è riaffiorato a riva. La moglie Laura, la prima domenica a dare l’allarme vedendo che non rispondeva al telefono e subito accorsa al capanno, aveva già capito tutto. Al figlio Marco, partito da Madrid dove lavora, si occuperà del triste rito del riconoscimento. Intanto in paese si cerca di soffocare lo sconforto ricordando Flavio nei momenti felici. «Aveva mani d’oro, se la cavava in tutto». All’inizio lavorava come muratore nella cooperativa locale, e quando questa chiuse fu assunto come autista all’Atm, l’azienda trasporti ora Start Romagna. Migliaia di chilometri macinati lungo le strade del forese e centinaia di studenti che ancora si ricordano di lui. «Aveva un ottimo rapporto anche con i giovani, diverse generazioni lo conoscevano», racconta l’amico.

Lo chiamavano ‘Vispina’, la Vespa 50 in romagnolo. Oltre alla pesca, aveva anche questa passione. «Non ne lasciava indietro una. Se imparava che qualcuno aveva una Vespa abbandonata in cantina, pensava lui a rimetterla a posto. Nel suo garage aveva una piccola collezione, anche Vespe rare e molto vecchie».

Tanti amici si stringono intorno al dolore della famiglia. E sul profilo facebook del figlio Marco tra le parole d’affetto spuntano anche simpatici aneddoti, che rendono bene l’idea dell’uomo mite e sempre sorridente che tutti descrivono. Come quella volta che due ragazzi, dopo avere alzato un po’ il gomito reduci dalla sagra Santalbirra, si fermarono sotto la sua finestra. E uno dei due era consapevole del baccano che stavano facendo. Si affacciò Flavio: «Ecco, ora giustamente si arrabbia. Invece l’unica cosa che disse fu ‘Avi bsògn d’la cariola?’. E tutti scoppiammo a ridere».