Furto d’identità, un morto regolarizza 31 stranieri

I carabinieri stroncano giro di false assunzioni in poderi agricoli

Ravenna, rubata l’identità di un imprenditore morto per regolarizzare gli stranieri: i carabinieri stroncano un giro di false assunzioni nei poderi agricoli (Foto Zani)

Ravenna, rubata l’identità di un imprenditore morto per regolarizzare gli stranieri: i carabinieri stroncano un giro di false assunzioni nei poderi agricoli (Foto Zani)

Ravenna, 24 giugno 2016 - Aveva assunto ben 31 stranieri nei suoi poderi agricoli. Peccato però che l’imprenditore in questione risultasse già morto alla data della consegna delle domande in prefettura.

Qualcuno si era insomma impossessato della sua identità per tentare di fare arrivare in Italia diversi extracomunitari, perlopiù marocchini e indiani destinati anche a terreni agricoli che si trovano in altre province.

Un giro stroncato dai carabinieri di Ravenna e di Faenza con la denuncia a piede libero di un 36enne albanese residente nel Ravennate. Per ora il giovane, che a breve verrà interrogato, deve rispondere di sostituzione di persona e di violazione delle norme sull’immigrazione.

Non è tuttavia escluso che possano emergere altre contestazioni. Gli inquirenti del resto stanno facendo verifiche su eventuali somme pagate dagli extracomunitari e su una possibile ramificata organizzazione nell’ambito della quale l’albanese potrebbe avere fatto solo da braccio operativo.

Secondo le verifiche dell’Arma, l’imprenditore agricolo ravennate del quale è stata usata l’identità era deceduto il 4 maggio 2015. Nonostante ciò, cinque giorni dopo al Sui di Ferrara (lo sportello unico per l’immigrazione) erano state presentate in via telematica le prime dieci domande, tutte inoltrate attorno alle 5 del mattino.

Una settimana dopo altre dieci domande avevano riguardato Rovigo: diverso l’indirizzo del computer utilizzato (Ip), ma analogo l’orario di presentazione.

Il 7 settembre di quello stesso anno medesima domanda aveva coinvolto altri 11 lavoratori extracomunitari: questa volta tutto era stato indirizzato al Sui di Ravenna. Ancora una volta chi le aveva inoltrate, lo aveva fatto poco dopo le cinque del mattino e sempre usando le credenziali dell’imprenditore morto.

Grazie alla banca dati del ministero dell’Interno, i carabinieri sono poi riusciti a raggruppare in un unico fascicolo tutte le 31 domande presentate a nome del defunto. Allo stesso tempo l’arrivo in Italia dei lavoratori extracomunitari è stato bloccato prima del via libera dell’ambasciata.

La svolta nel caso è arrivata grazie all’analisi del numero di cellulare al quale tutte e tre le volte si era agganciato l’indirizzo Ip usato per le domande: sempre lo stesso e tutt’ora intestato al 36enne denunciato.