Ora la Giunta è a un bivio

Francesco Monti

Francesco Monti

Ravenna, 19 ottobre 2014 - Il presidente della commissione giudicante Steve Green, poco prima di passare al ministro Franceschini il responso, ha affermato che quella appena conclusa è stata la competizione di livello più alto nella storia delle Capitali europee della cultura. Una gara iniziata con una miriade di città partecipanti: addirittura 21, anche se non tutte con proposte all’altezza del titolo. Non è stata la solita sfida tra campanili, ma tra storie e idee. Dalla lettura dei dossier (che consigliamo) emerge che le sei finaliste avevano progetti anche molto diversi tra loro, ma comunque solidi, interessanti, dotati di visione del futuro. Solo uno di essi sarà realizzato in pieno, e purtroppo non sarà quello di Ravenna.

Già, Ravenna. Il risultato della selezione mette di fronte a un bivio l’attuale amministrazione comunale, ma anche la prossima (alle elezioni manca poco più di un anno e mezzo). Dal punto di vista politico, affidare quasi tutto il senso del proprio mandato amministrativo a una gara è rischioso, perché le gare si possono perdere anche quando si gioca bene (e, con tutte le critiche che si possono avanzare su vari fronti, Ravenna se l’è giocata bene). Per lasciare un segno servono progetti che siano realizzabili in ogni caso. Per esempio: forse, in ottica 2019, puntare così tanto sulla ben più lunga riqualificazione della Darsena è stato un azzardo, ma a questo punto trasformare davvero quel quartiere è un dovere.

Ecco perché la sfida, ora, è tenere alta la tensione. Sfumato il grande obiettivo, Ravenna potrebbe fare l’errore di richiudersi in se stessa, nelle sue magagne quotidiane, tra aree di degrado, fisco pesante e buche nelle strade (che comunque non sarebbero scomparse magicamente se avessimo vinto). Un po' come nel calcio, quando, dopo un Mondiale perso, smaltite le polemiche si ricomincia tristemente a parlare di calciomercato, retrocessioni e rigori non dati. Da dove si ricomincia? C’è l’imbarazzo della scelta: per esempio, un sistema turistico da rivedere affinché sfrutti tutte le proprie potenzialità. Per dispiegare tutta la potenza di fuoco di un territorio unico (con arte, natura e ‘movida’ concentrate in una manciata di km quadrati) servono scelte forti e partecipate, più che ordinanze di breve respiro.