Il difensore dell’infermiera rinuncia al ricorso. La Poggiali resta in cella

Già scaduto il termine di dieci giorni dall’arresto

L'infermiera Daniela Poggiali

L'infermiera Daniela Poggiali

Ravenna, 23 ottobre 2014 - IL DIFENSORE di Daniela Poggiali ha rinunciato a presentare il ricorso al tribunale del riesame contro l’ordinanza di custodia cautelare in forza della quale l’infermiera lughese il 9 ottobre scorso è finita in carcere per omicidio volontario aggravato. Il termine ultimo di dieci giorni dalla notifica del provvedimento è scaduto lunedì e l’avvocato Stefano Dalla Valle ha ritenuto opportuno soprassedere forse anche per evitare che fin da subito si imbocchi la strada che porta a quello che tecnicamente è definito un ‘giudicato cautelare’ contro cui, fino al processo, non ci sono più rimedi.  SECONDO quando si è appreso, la strategia del difensore sarebbe quella di presentare fra qualche tempo una nuova richiesta, quanto meno di arresti domiciliari, al gip. E a quel punto, davanti a un (probabilissimo) diniego, il difensore potrebbe ricorrere al tribunale del riesame sotto forma di appello. Va da sé che dal punto di vista del merito dell’accusa, ovvero dei ‘gravi indizi di colpevolezza’ a carico dell’infermiera, sembra proprio non esserci, al momento, molto spazio per la difesa; diverso invece potrebbe essere il discorso relativo alle esigenze di una custodia cautelare così totalizzante come il carcere.

A fronte della notevolissima mole di elementi indiziari raccolti dall’accusa (il procuratore capo Alessandro Mancini e il pm Angela Scorza), l’infermiera, all’interrogatorio di garanzia, ritenendo opportuno rispondere, ha opposto solo una difesa fondata sulla negazione totale, senza poi riuscire a superare le contraddizioni logiche che una tale posizione ha innescato, come ad esempio quando ha confermato che la mattina dell’8 aprile era lei l’infermiera che assisteva Rosa Calderoni. Un’affermazione che porta inevitabilmente a dare per dimostrata l’ipotesi accusatoria secondo cui, posto che la Calderoni fu uccisa con il potassio immesso del deflussore della flebo, solo l’infermiera che l’assisteva, quindi Daniela Poggiali, poteva aver eseguito tale operazione.  GIÀ IN precedenza, a giugno, all’interrogatorio di garanzia per i furti e le appropriazioni di beni ospedalieri, Daniela Poggiali aveva risposto negando di essere lei l’autrice dei furti a danno dei pazienti e dei peculati. E anche in quell’occasione gli elementi di accusa erano ben evidenti, trattandosi, per alcuni casi, della testimonianza di varie persone. Sul fronte dei furti in corsia c’è da rilevare che il nome di Daniela Poggiali era già comparso in più di una denuncia che l’Ausl di Lugo, fra il marzo 2012 e l’ottobre 2013, aveva presentato al Commissariato di Polizia di Lugo. Anzi, il nome della Poggiali fu anche iscritto nel registro degli indagati della Procura, per furto, ma gli elementi raccolti non sono stati ritenuti sufficienti e gli atti sono stati archiviati dal gip.