Scala, stasera il Mama’s è tuo: «Ma qui manca un jazz club»

Il sassofonista ravennate presenta il nuovo album. Con lui il trombettista Flavio Boltro, Leo Corradi e Stefano Paolini

Il sassofonista ravennate Alessandro Scala

Il sassofonista ravennate Alessandro Scala

Ravenna, 6 maggio 2015 - Sarà il sassofonista ravennate Alessandro Scala, con il suo Groovology Quartet, il protagonista odierno dell’edizione 2015 della rassegna Ravenna Jazz. L’appuntamento è per stasera alle 21.30 al Mama’s Club (biglietti: 10 euro, tessera Arci obbligatoria 5 euro, info: 0544-405666 e 331-9118800), dove Scala presenterà il suo nuovo cd ‘Groove island’ con un peso massimo della tromba come Flavio Boltro, Leo Corradi (hammond) e Stefano Paolini (batteria).

Dopo il viaggio stellare in compagnia di Fabrizio Bosso, Scala giunge sull’isola del ritmo – la Groove island – che dà il titolo alla nuova produzione, in cui la matrice bop tanto cara si arricchisce delle sonorità felpate dell’organo e degli innesti modernisti dell’elettronica.

Scala, il suo nuovo lavoro sarà protagonista della serata?

«Sì, mentre all’estero e in particolare negli Stati Uniti e in Giappone è stato pubblicato già da qualche mese, in Italia è uscito solo il 2 di aprile. Sarà un concerto di musica jazz, dal soul al boogaloo al funk. In definitiva un jazz piuttosto energetico che ben rispecchia le mie due anime musicali, quella più legata alla tradizione e quella ‘sporca’ di funk e soul. Per l’occasione ci sarà un grande nome come Boltro che suonerà cinque brani. Abbiamo lavorato insieme al progetto che stiamo portando in giro nei festival».

Quali sono i suoi progetti?

«A inizio estate ritornerò in studio con un lavoro innovativo con cui cercherò di cambiare pagina, per proporre un nuovo jazz, sempre però con l’attenzione alla matrice bop. Ma tutto è ancora in fase di sperimentazione, in quanto devo ancora definire i componenti del nuovo gruppo. Parallelamente, proseguirà la collaborazione con la formazione di stasera nell’ambito di un progetto più legato al genere bossa nova e un po’ meno al groove».

Com’è stato il suo percorso, per lei che è partito da Ravenna?

«Non facile. Ravenna è una città molto difficile a livello musicale. Anche se ci sono rassegne importanti come Ravenna Jazz e Crossroads, ricche di tradizione e in grado di mobilitare i nomi più ambiti, manca un jazz club di riferimento. Mi spiace quindi constatare che posso suonare ovunque in Italia e nel mondo, ma non nella mia città d’origine. Al massimo vado a Faenza dove da dodici anni sta lavorando bene un piccolo jazz club».