Scoperto il ladro di fiori al cimitero: non era un fantasma, ma un coniglio

Pieve Cesato: don Vittorio si è improvvisato detective

Faenza, il coniglio fotografato dal parroco al cimitero

Faenza, il coniglio fotografato dal parroco al cimitero

Faenza (Ravenna), 27 marzo 2015 - Furti di fiori al cimitero di Pieve Cesato, scoperto il mascalzone. In un periodo di ruberie e d’incertezza sul tema della sicurezza, è stato scovato il ladruncolo delle composizioni floreali che dalle singole tombe sparivano puntualmente dopo che i congiunti facevano visita ai propri cari. A mettere fine (per modo di dire perché il ladro dopo essere stato scoperto e fotografato è stato lasciato a piede libero) alla catena di razzie, è stato il parroco di Pieve Cesato, Monsignor Vittorio Santandrea.

Don Vittorio, sacerdote tuttofare e punto di riferimento della comunità del piccolo borgo faentino, questa volta ha indossato i panni dell’investigatore e ha voluto dipanare il mistero. «Da un po’ di tempo – racconta don Vittorio – si erano registrate lamentele da parte dei pievecesatesi sul furto di fiori e anche di alcune piante lasciate sulle tombe dei defunti nel cimitero. In tanti si erano venuti a lamentare dei continui furti. Anzi, a rincarare la dose c’era qualcuno che attribuiva alle sparizioni una causa soprannaturale con la presenza, all’interno del terreno consacrato, di una figura incorporea, un fantasma, che veniva intravisto solo però nella penombra della sera». Un fantasma che aveva però la capacità di acchiappare ben saldamente i fiori e le piante sulle lapidi. Quello che aveva notato il parroco-investigatore è che ad essere prese di mira erano solo i fiori e le lapidi e le tombe in terra, le più basse.

Da lì sono partite una serie di osservazioni perché ladri e fantasmi cominciavano a farla da padrona nelle chiacchere del borghetto faentino. Così don Santandrea ieri, giovedì mattina, dopo le abbondanti piogge del giorno precedente, nei pressi delle tombe, ha notato un paffuto coniglio di un bel colore miele aggirarsi indisturbato alla ricerca di steli e fiori che masticava senza per nulla essere distratto dalla presenza dell’inquirente. Dunque mistero risolto. Per il mascalzone però nessuna misura cautelare coercitiva e dunque, dopo una severa ammonizione verbale, è stato lasciato in libertà; qualcuno ha mugugnato: «Non c’è più giustizia».