Soffiate sui controlli, nuovi indagati

Nei guai 10 titolari di locali vip, la procura ha spedito gli avvisi di fine inchiesta

I carabinieri portano via dei documenti (foto Corelli)

I carabinieri portano via dei documenti (foto Corelli)

Ravenna, 25 giugno 2016 - CI SONO i due dipendenti della direzione territoriale del Lavoro, la Dtl, arrestati il 10 dicembre scorso. Poi c’è la loro ex direttrice. E infine ci sono dieci imprenditori, quasi tutti ravennati. Per cinque di loro non era finora stata mai formulata ufficialmente nessuna accusa. L’avviso di conclusione indagine ha perciò funzionato anche da avviso di garanzia.

In cima alla lista dei 13 indagati che la procura è fin qui intenzionata a portare a processo, compaiono i nomi di Gianfranco Ferrara, 60 anni, di Ravenna, responsabile del servizio ispettivo alla Dtl. E di Massimo Siviero, 44 anni, di origine forlivese ma residente a Lugo e impiegato amministrativo con il compito di monitorare tutte le pratiche. Secondo le indagini dei carabinieri del nucleo Investigativo coordinate dai pm Alessandro Mancini e Angela Scorza, i due avevano ricevuto «utilità» durante «lo svolgimento delle loro mansioni» manifestando «ampia disponibilità ad asservire la funzione pubblica agli interessi privati di numerosi imprenditori». Una corruzione quella attribuita ai due in concorso che viene ricondotta a partire da Emilio Tondini, all’epoca titolare del ristorante ‘La Pousada’ di Milano Marittima. In particolare – scrive l’accusa – ricevendo in cambio cene gratuite o a prezzo di favore, nell’autunno 2015 avevano deciso di avvisare il titolare di un imminente controllo.

Soffiata analoga in ragione di regalie quali consumazioni gratuite e bottiglie di vino, sarebbe stata passata a Massimo Natali, titolare del ‘Cafè della Rotonda’ di Milano Marittima. In cambio di pasti gratis e altre «utilità economiche», avrebbero quindi sospeso un verbale di tentata conciliazione di una lavoratrice per scongiurare un’ispezione al Mi.Ma. Beach di Milano Marittima allora di proprietà di Daniele Plazzi. Il solo Siviero viene accusato dei medesimi reati (la corruzione continuata e la violazione di segreto d’ufficio) manifestando quella che i pm hanno descritto come «ampia disponibilità ad asservire la funzione pubblica» ai titolari della discoteca ‘Pineta’ di Milano Marittima per la quale il 44enne aveva lavorato dopo autorizzazione. In particolare – specifica l’accusa – tra il 2000 e il 2015 in cambio di danaro, avrebbe informato di imminenti controlli Enrico Cangini e Andrea Guidi, indicati rispettivamente come ex amministratore e amministratore della società Andromeda srl che gestisce il locale. Per quanto riguarda il solo Ferrara, la procura gli attribuisce soffiate a diversi imprenditori o favori legati a controversie giuslavoristiche in cambio dell’assunzione di amici. Nella lista dei presunti beneficiari delle informazioni figurano Andrea Accardi, direttore al tempo delle indagini del centro termale di Punta Marina; Christian Farsarella, gestore del ‘Singita’ di Marina; Fiorangela Bertini, titolare dell’hotel Miami di Milano Marittima; Fausto Donzellini, titolare del ristorante ‘La Campaza’ di Fosso Ghiaia; e Massimo Rebonato, titolare della L.B. Coop (società cooperativa). In questo contesto a Ferrara viene attribuito anche l’occultamento di vari atti.

Il capitolo più ricco di numeri è però quello che riguarda il presunto assenteismo. Dopo avere timbrato il cartellino, Ferrara in diverse occasioni si sarebbe cioè allontanato dall’ufficio per questioni personali (dentista, amici, auto in officina). Tra il 7 ottobre e il 16 novembre gli inquirenti gli attribuiscono in totale circa 87 ore di assenze ingiustificate. Contestazione analoga per Siviero con visite ad amici, escursioni al mare o dall’estetista per un totale di circa 34 ore di assenze ingiustificate tra il 21 settembre e il 20 novembre 2015. Ed è a questo punto che la ex direttrice, Raffaella D’Atri, viene tirata in ballo per truffa aggravata per omissione: perché – scrive la procura – pur essendo consapevole delle assenze ingiustificate dei due, avrebbe omesso di «adottare idonee misure di controllo».