Venerdì 19 Aprile 2024

Il ministro all'Ambiente in soccorso delle tartarughe: «Più controlli sulle reti da pesca»

Galletti: «Troppe morti tra Romagna e Marche, è allarme»

Sauro Pari con una tartaruga salvata (Foto Nives)

Sauro Pari con una tartaruga salvata (Foto Nives)

Ravenna, 13 gennaio 2015-  Negli ultimi venti giorni sono state recuperate 12 carcasse di tartarughe morte e spiaggiate lungo le coste emiliano romagnole, mentre nelle Marche ne sono state rinvenute 16. Secondo il presidente della Fondazione cetacei di Riccione, Sauro Pari, all’origine di questo fenomeno in crescita potrebbero esserci le reti da posta che i pescatori stanno collocando in mare con maggiore frequenza. Queste reti, che dovrebbero essere posizionate solo al largo ma che ormai si trovano ovunque, sono lunghe, con maglia fine e di colore verde azzurro: le tartarughe ci si impigliano restando sott’acqua troppo tempo per sopravvivere. Il 20 dicembre la Capitaneria di porto ha rinvenuto a Cervia una rete da posta tranciata con sei tartarughe morte intrappolate.

Gian Luca Galletti, lei è il ministro dell’Ambiente: il caso è alla sua attenzione?

«Ho parlato con il presidente della Fondazione Cetacei che mi ha illustrato la situazione, come già avevo letto sul Carlino. Naturalmente i centri di recupero sono di competenza della Regione, noi abbiamo dato le linee guida da seguire, su indicazione dell’Ispra, l’Istituto superiore per la ricerca e la protezione dell’ambiente, per il ricovero e il recupero degli animali rinvenuti. Pari verrà a Roma nelle prossime settimane per una riunione specifica su questi temi».

Ministro, cosa la preoccupa maggiormente? 

«Partiamo da una premessa. La presenza nel Mediterraneo di tartarughe è in aumento per via della tropicalizzazione del mare. Ciò può spiegare, in parte, l’aumento degli spiaggiamenti. Quello che non si spiega è il loro forte balzo tra il 2012 e il 2014: siamo passati da 241 a 401. Questo trend ci ha messo in allarme».

Avete indagato sulle cause?

«Gli spiaggiamenti possono essere ricondotti all’abbassamento della temperatura dell’acqua del mare, alla collisione con imbarcazioni, alle reti per la pesca alla posta. Stiamo aspettando gli esami necroscopici dell’istituto zooprofilattico per escludere, innanzitutto, malattie e per capire meglio le ragioni di queste morti. E’ chiaro che una particolare attenzione sarà dedicata, d’ora in avanti, alle reti da posta».

Come intende agire?

«Ho parlato con le Capitanerie di porto di Ravenna e Rimini, perché aumentino i controlli mirati nei confronti dei pescatori che utilizzano questo tipo di reti. Nei prossimi mesi vigileremo su queste attività con l’ausilio delle motovedette della Guardia costiera e con gli aerei che hanno in dotazione le tecnologie per fare queste verifiche». 

Fenomeni come quelli che si ripetono lungo le spiagge romagnole e marchigiane si verificano anche lungo altre coste della penisola?

«No, non ci risulta. La riunione che ho convocato a Roma servirà per chiarire anche questo aspetto».