Mercoledì 24 Aprile 2024

Morti sospette: la Poggiali risarcisce per i furti in corsia, l’Ausl vuole il danno d’immagine

Si è aperto ieri il primo procedimento penale contro l’ex infermiera dell'ospedale di Lugo in carcere da ottobre

Una delle foto choc dell'infermiera Daniela Poggiali con una paziente

Una delle foto choc dell'infermiera Daniela Poggiali con una paziente

Ravenna, 16 dicembre 2014 - Sta valutando un eventuale risarcimento delle parti offese senza però ammissione di responsabilità, ma solo per mitigare il capo d’imputazione da discutere nell’eventuale processo. Per questa ragione la difesa della 42enne Daniela Poggiali, l’ex infermiera in carcere da ottobre per le morti sospette all’ospedale di Lugo, ha chiesto un rinvio dell’udienza preliminare apertasi ieri contro di lei per una scia di furti sia di soldi sia di materiale ospedaliero dal suo reparto, quello di Medicina. 

Il Gup Rossella Materia, lo stesso giudice che aveva emesso l’ordinanza di custodia cautelare per il potassio, ha perciò aggiornato l’udienza a metà gennaio. Tra le sette parti offese compaiono sei cittadini tra Lugo e Bagnacavallo, oltre all’Ausl ravennate. Solo quest’ultima era presente con un proprio avvocato, Giovanni Scudellari, pronto a una costituzione in parte civile sia per gli ammanchi che per il  danno d’immagine. Il difensore della Poggiali, l’avvocato Stefano Dalla Valle, ha per ora escluso la richiesta di riti alternativi e si va verso il dibattimento. Sono quattro i procedimenti nei quali la Poggiali è coinvolta, che non procedono di pari passo: quello sull’omicidio volontario (indagine ancora non chiusa), la causa di lavoro (la donna ha impugnato il licenziamento), il vilipendio di cadavere (le foto choc con la morta) e questo, per la quale la 42enne a fine maggio era stata sottoposta all’obbligo di firma sebbene la Procura avesse chiesto i domiciliari. 

Qui l’infermiera deve rispondere di due reati, furto e peculato. Con l’aggravante di avere approfittato delle circostanze e violato i propri doveri. In totale gli episodi contestati alla donna sono nove e vengono collocati in un arco di tempo che va dall’8 marzo 2013 al 4 aprile 2014; pochi giorni dopo la sospettata sarebbe andata in ferie forzate per via dell’apertura dell’indagine sulle morti sospette in corsia. Secondo l’accusa, fino a quel momento era riuscita in più occasioni a sottrarre danaro a pazienti o loro parenti o comunque a persone chiamate ad assistere i malati. Si va da banconote di 10 euro fino a 150 euro. Nella lista stilata dall’accusa compaiono generi alimentari quali pasti completi con frutta e pane destinati ai pazienti. Ma anche diverse scatole di costosi medicinali antibiotici, lenzuola per i letti e piatti oltre a saponi liquidi per l’igiene intima.