Morti sospette in ospedale, primario e caposala indagati

L'accusa è di omicidio volontario in concorso con la ormai ex infermiera Daniela Poggiali per la morte l'8 aprile 2014 di una paziente uccisa con un'iniezione letale di potassio. I due non avrebbero "impedito l'evento"

L’ospedale ‘Umberto I’ di Lugo (foto Scardovi)

L’ospedale ‘Umberto I’ di Lugo (foto Scardovi)

Ravenna, 25 aprile 2015 - Due dipendenti dell'ospedale "Umberto I" di Lugo sono stati indagati, per omicidio volontario in concorso con la ormai ex infermiera 43enne Daniela Poggiali, per la morte l'8 aprile 2014 di una paziente uccisa con un'iniezione letale di potassio. I due non avrebbero "impedito l'evento". Uno è l'allora direttore del reparto di Medicina Interna. Il medico è un 66enne nato a Palermo ma residente a Bologna.

L'altra persona indagata è l'allora caposala, una 60enne nata a Copparo (Ferrara) ma residente a Fusignano ( Ravenna) e da poco in pensione. Ai due - difesi dagli avvocati Guido Magnisi e Roberto D'Errico di Bologna - nei giorni scorsi è stata notificata un'informazione di garanzia dal Procuratore Capo Alessandro Mancini e dalla Pm Angela Scorza titolari del fascicolo.

Al momento viene loro contestato l'omicidio della 78enne Rosa Calderoni sulla base dell'articolo 40 capoverso del codice penale. Ovvero «non impedire un evento, che si ha l'obbligo di impedire, equivale a cagionarlo». In questo caso, sulla base delle verifiche condotte fin qui dai carabinieri dell'Investigativo, i due avrebbero omesso di adottare le misure organizzative e procedurali idonee a impedire l'uccisione della 78enne, materialmente commessa dalla Poggiali. Al medico in particolare vengono ricondotte autopsie interne senza avvertire la magistratura, nell'ambito di una sorta di indagini irrituali che avrebbero finito con l'agevolare la morte della Calderoni. Mentre alla caposala viene ricondotta una mancata vigilanza del personale infermieristico nonostante diverse segnalazioni sull'operato della Poggiali.