Ravenna, 11 maggio 2011 - PROBABILMENTE non erano tutti ‘grillini’ convinti, ma di sicuro erano tanti. Beppe Grillo ha riempito Piazza del Popolo, in un appuntamento che si è rivelato una prova di forza del Movimento cinque stelle, a cinque giorni dal voto.

LO SPETTACOLO — il termine ci sta tutto — comincia alle 18.30. Un secondo prima di salire sul palco, il comico chiede a qualcuno: «Di che partito è il sindaco? Pd? Ah, ecco». E giù bordate contro il centrosinistra: «Appendono il cappello sui referendum su nucleare e acqua pubblica, ma sono d’accordo con il governo su tutto. Quando abbiamo firmato per tenere i condannati fuori dal Parlamento ci aspettavamo che la sinistra venisse ad abbracciarci, invece ci hanno chiamato qualunquisti». La piazza esplode: del resto l’unico striscione alzato sulle teste della gente recita ‘Io non voto Matteucci’.

È appena l’inizio. Grillo stronca l’amministrazione in termini generici, denunciando «la cementificazione e gli appalti in project financing, un’idea di Cirino Pomicino. Se vedeste come sono assegnati gli appalti, ci sarebbe da chiamare i Carabinieri». Ma scende anche nei dettagli: «Qui avete avuto tutte le sfortune: la chimica e il porto». Ovviamente ce n’è anche per il governo nazionale: «Hanno fatto un accordo con Sarkozy: lui si è preso 500 miliardi di debito italiano, e in cambio costruirà cinque centrali nucleari in Italia. Hanno venduto il nostro territorio». E ancora, sulla guerra in Libia: «La Russa dice che abbiamo sette bombardieri pronti, ma si bombardi lui il cervello!» (Non dice esattamente il cervello, ndr). Stoccata a Casini, all’hotel Jolly poche ore prima: «Quanta gente è andata a vederlo? I politici si chiudono negli alberghi, non accettano il contraddittorio».

Si sa, destra o sinistra per Grillo pari sono: «È già tutto scritto, a Milano vince la Moratti, a Torino Fassino». Così finiscono dietro la lavagna Vasco Errani e Roberto Formigoni — entrambi ‘rei’ di aver superato il limite di due mandati da presidente di Regione. «Contro Formigoni ho fatto ricorso — racconta il comico — e l’ho perso: il giudice mi ha detto che ho ragione, ma che la Lombardia ‘non ha recepito la legge nazionale’. Da adesso anch’io, se mi arriverà una multa, non la recepirò».

SUL PALCO c’è il candidato Pietro Vandini con i 32 componenti della lista — prenderanno la parola tutti. «Non vinceremo le elezioni — li abbraccia Grillo — ma a noi non serve un sindaco, ci servono una o due persone là dentro (indica palazzo Merlato, ndr): filmeranno i consigli comunali, faranno le pulci al bilancio e agli appalti. Se due dei nostri entrano in consiglio comunale, quelli là sono morti!». Ovazione. Ci sono anche i consiglieri regionali Giovanni Favia e Andrea Defranceschi: «Siamo entrati nelle istituzioni per rompere il giochino — dice Favia. — Maggioranza e opposizione fanno girare miliardi senza farvi sapere come li usano». «Quando ci accusano di non avere esperienza — gli dà manforte Grillo — hanno ragione: noi non sappiamo come si truccano i bilanci e come si fanno accordi con la ’ndrangheta».

C’è anche una contestazione, con gli attivisti di Ravenna punto a capo che, dal palazzo di fronte al municipio, srotolano uno striscione: «Grillo, l’ennesimo inganno. Confrontati». «Buttatevi giù», ride il comico genovese, mentre partono i fischi. Poi, incontenibile, torna sulla polemica nata pochi giorni fa durante il suo comizio a Bologna: il saluto in dialetto alla folla («At salùt, busòn») era suonato come un insulto omofobo a Nichi Vendola, anche lui nel capoluogo. «Ma lo sanno tutti che quella parola per i bolognesi è quasi un complimento — grida il comico. — Se volessi offendere Vendola, direi che in Puglia ha lasciato costruire cinque inceneritori alla Marcegaglia, e ha finanziato le cliniche di don Verzè».

Arriva il momento dei candidati, sfilano uno dopo l’altro (prende la parola anche l’attivista più giovane, 14 anni). Parlano di piano della Darsena, di «piazza Kennedy che sarà stravolta», del buco del Consorzio, «di cui si è discusso troppo poco». Chiude Vandini, quasi incredulo: «Siete tantissimi, e come me avete voglia di ‘fare basta’ — dice. — Ci danno dei qualunquisti perché pretendiamo di vedere le carte dell’Ausl sull’aumento dei tumori. Intanto loro intascano rimborsi milionari».

FINISCE con Grillo che si immerge tra la folla, a lungo. Che il peso elettorale dei grillini possa essere consistente, lo dicono i sondaggi. Sul bacino in cui i Cinque stelle ‘pescano’ ci sono tante ipotesi: indecisi, delusi dal centrosinistra. Per ora resta il commento ripetuto da molti, tra la folla che sciamava via: «Da anni non vedevamo piazza del Popolo così piena». Tra i curiosi anche gente del Pd: dalle parti del palco si aggirava Serena Fagnocchi.