Ravenna, 20 giugno 2013 - CARO ministro Josefa Idem,
lei è un’atleta olimpionica e come tale crede nell’etica dello sport che è fatta di lealtà e trasparenza. Sulla vicenda della casa - palestra e del pagamento dell’Imu ha però commesso uno scivolone sul piano politico e personale. Anche ieri lei ha dichiarato «parlate con i miei avvocati....», salvo correggersi in serata con un «sono pronta ad assumermi le mie responsabilità».

Non funziona così. La mancanza di trasparenza, di spiegazioni al momento giusto e non quando le cose precipitano, di una posizione chiara che ammettesse fin dall’inizio questo peccato veniale diffuso in Italia, ci ha deluso. Molto. Per carità alla fine si tratta di qualche migliaio di euro che ha già versato e di un illecito edilizio e urbanistico di poco conto, che lei certamente chiuderà con le normali procedure amministrative. Quando il 5 giugno scorso fece sapere sbrigativamente attraverso il suo portavoce e il suo commercialista Andrea Salvotti che «le imposte sugli immobili sono state pagate secondo le norme vigenti» e che la casa - palestra era una banale seconda casa, non fece una bella mossa. Non raccontò una bugia ma nemmeno la verità fino in fondo. Proprio quel giorno regolarizzò la posizione Imu che prima era in fuori gioco, e l’11 giugno il Comune fece un accertamento di illecito sulla casa- palestra.

E lei, caro ministro, ancora silenzio. Bastava raccontare tutto, ammettere di aver sbagliato soprattutto nei confronti dei cittadini di Ravenna che le hanno dato fiducia anche come consigliere comunale del Pd, che qui è il partito - mamma. Gli atleti a volte, si sa, sono distratti, gli allenatori come il suo consorte pure. Probabilmente una banale ammissione, un bel colpo di scena con outing pubblico avrebbero anche riscosso un pizzico di popolarità. Invece così due settimane di bugie, mezze verità, silenzi ad intermittenza non hanno risolto granchè. Nei giorni scorsi ha partecipato allo show di Palermo in favore dei diritti del Gay pride. Era meglio chiedere scusa subito, come ha fatto tardivamente ieri pomeriggio, per non aver rispettato i diritti dei cittadini di Ravenna. Questa storia lascia un retrogusto di amarezza. Resta immutata la stima come atleta, spunta la delusione come ministro.

Beppe Boni