Spese pazze in Regione, tre consiglieri ravennati condannati

Miro Fiammenghi, Mario Mazzotti e Gianguido Bazzoni dovranno pagare migliaia di euro

Miro Fiammenghi (foto Zani)

Miro Fiammenghi (foto Zani)

Ravenna, 4 febbraio 2017 - Stangata dalla Corte dei conti su 23 ex consiglieri regionali dell’Emilia-Romagna, compresi i ravennati Miro Fiammenghi, Mario Mazzotti e Gianguido Bazzoni. La Corte regionale ha condannato 23 componenti della precedente assemblea legislativa – in carica dal 2010 al 2014 – per le presunte ‘spese pazze’ dei gruppi consiliari. Le sentenze riguardano le spese sostenute negli ultimi mesi del 2011 e nel 2012, rimborsate dalla Regione, ma ritenute illegittime dalla procura contabile.

Tesi almeno in parte accolta dalla Corte, che ha condannato i consiglieri a restituire alla Regione parte dei contributi ricevuti: per ognuno, il pagamento andrà diviso a metà con il capogruppo dell’epoca. Le motivazioni sono quasi in fotocopia per tutte le sentenze. Secondo la corte, in tutti i casi riguardanti i consiglieri ravennati manca la «lettera di incarico del gruppo», e quindi la «dimostrazione dell’oggettiva inerenza della spesa alle esigenze di funzionamento del gruppo». Da questo deriverebbe una «più plausibile riconduzione della spesa a esigenze personali del consigliere, senza contare che diverse tipologie delle spese contestate sono già forfettariamente rimborsate».

Iniziamo da Fiammenghi (Pd), al quale venivano contestati 5.773 euro di spese, che la Corte riduce a 4.721 defalcando 1.032 euro di spese auto, «in quanto il corrispondente cronologico riporta come giustificativo una fattura che si riferisce a tutt’altra voce di spesa». I restanti 4.721 euro sono relativi principalmente a pranzi di rappresentanza e attività di promozione del gruppo consiliare (2.789), spese taxi (377), auto (1.825) e giornali (782). Di qui la condanna al pagamento di 4.013 euro (importo ridotto del 15% «considerato il contributo causale di soggetti che non risultano convenuti nel presente giudizio»), da dividere al 50% tra Fiammenghi e l’allora capogruppo Marco Monari, più le spese del giudizio.

Per Mazzotti (Pd), la somma da pagare assieme a Monari ammonta a 3.554 euro più le spese giudiziarie. In particolare, «le spese oggetto di giustificazione riguardano segnatamente spese per auto (e solo 100 per albergo), tutte aventi quale causa giustificativa quella di raggiungere località per iniziative da sostenere nel consiglio regionale. Anche in questo caso, secondo la Corte dei conti «manca la documentazione adeguata circa la riconducibilità della spesa all’inerenza delle funzioni istituzionali dei gruppi consiliari».

Infine Bazzoni, ex consigliere Pdl, chiamato a pagare 18.769 euro assieme al suo capogruppo dell’epoca Luigi Villani. In questo caso vengono considerate legittime solo alcune «spese di funzionamento adeguatamente giustificate», per un totale di meno di 200 euro. Per il resto, le spese «sostenute in occasione di eventi asseritamente di interesse del gruppo», quelle relative a tre consulenze e quelle per l’acquisto di giornali sono considerate irregolari. Questa partita giudiziaria è distinta da quella penale, che riguarda invece il periodo 2010-2011, e nella quale Mazzotti, Fiammenghi e Bazzoni sono tutt’ora sotto processo.

f. m.