Soldi spariti, assolta cassiera di don Ugo

Accusata di appropriazione indebita aggravata. Ma per il giudice "il fatto non sussiste"

Don Ugo

Don Ugo

Ravenna, 4 febbraio 2016 - Quasi ventimila euro di rette pagate da alcuni ospiti di una casa di riposo di San Pietro in Vincoli. Secondo l’accusa, a tanto ammontava la cifra che si era intascata la segretaria protagonista del caso, una 42enne ravennate. Uguale a richiesta di condanna a 9 mesi di carcere per appropriazione indebita aggravata. Il giudice Milena Zavatti ha invece assolto l’imputata, con formula piena, «perché il fatto non sussiste».

In questo procedimento compariva anche una parte civile: si tratta di don Ugo Salvatori, tutelato dall’avvocato Mauro Cellarosi e nel fascicolo in veste di legale rappresentante della Fondazione ‘San Rocco’ onlus. L’imputata, difesa dall’avvocato Monia Socci, era formalmente ex socia-dipendente della ‘Betania’, la cooperativa sociale incaricata di gestire i servizi della San Rocco.

In aula la difesa tra le altre cose ha sostenuto che è documentale il fatto che i soldi attribuiti alla 42enne risultassero in realtà entrati nella cassa della Fondazione: uguale a nessuna appropriazione. Secondo quanto contestato invece dalla procura, tra il 2011 e fino al giugno 2012 la 42enne avrebbe trattenuto esattamente 19 mila e 860 euro in ragione della sua qualità di coordinatrice e gestrice della struttura al centro del caso.

La vicenda era approdata sui tavoli della magistratura attraverso una denuncia dell’agosto 2012 a cui era seguita a novembre un’integrazione. Secondo quanto esposto, a partire da fine 2010 alla 42enne erano state affidate mansioni amministrative. Incarico che le era rimasto anche quando a fine 2011 era cessata la convenzione con la struttura di accoglienza e si era in attesa della riorganizzazione interna della San Rocco. Tra gli specifici compiti affidati, c’erano pure riscossione rette mensili e versamento in banca. Le verifiche avevano in particolare evidenziano una presunta anomala discrepanza tra la cosiddetta prima nota redatta dalla sospettata e il versamento poi eseguito. Viceversa in taluni casi sarebbero emersi versamenti di assegni bancari legati a pagamenti realizzati da ospiti diversi rispetto a quelli che in prima nota risultavano avere sborsato. A inizio giugno 2012 il cda della Betania aveva deliberato l’esclusione della donna. Un licenziamento definito illegittimo dalla difesa ma poi confermato dall’allora giudice del Lavoro Roberto Riverso.