Prete a processo per appropriazione indebita

Prese i soldi della parrocchia (39mila euro in tutto) per pagare dei truffatori

Un prete (Foto di repertorio Germogli)

Un prete (Foto di repertorio Germogli)

Ravenna, 27 aprile 2016 - Era convinto che quello fosse davvero l’unico modo per recuperare 37mila euro truffati anni addietro al cardinal Tonini. E così aveva pagato a suon di vaglia postali veloci da 2.500 euro l’uno, la bellezza di 390mila euro mai recuperati e finiti nelle tasche di sedicenti pubblici ufficiali.

E fin qui lui è parte offesa. A farlo diventare imputato è stato però il modo con cui ha recuperato 39mila di quegli euro: dal conto corrente della sua parrocchia. Ragione per la quale un sacerdote 79enne è finito a processo per appropriazione indebita.

Secondo quanto ricostruito ieri mattina davanti al giudice Federica Lipovscek, la vicenda che ha inguanto il don – difeso dall’avvocato Enrico Maria Saviotti – è appendice del procedimento che è già costato il rinvio a giudizio di tre presunti incalliti truffatori di preti di 44, 45 e 46 anni, tutti residenti a Ferrara e capaci ciascuno di recitare a mestiere il proprio ruolo.

Gli spettatori di quella commedia (loro malgrado paganti) erano stati 15 parroci romagnoli e non solo. Tra cui appunto l’anziano sacerdote ravennate che dopo l’accaduto è finito in amministrazione di sostegno.

Di fatto è stato lui il primo a finire nel mirino dei tre. Il calendario segna ottobre 2011 quando viene agganciato da un sedicente maresciallo dell’Arma e da un altrettanto sedicente ufficiale giudiziario del tribunale di Ferrara.

Personaggi nati dalla fervida immaginazione dei tre ferraresi i quali assicurano all’anziano parroco di avere recuperato i 37mila euro sottratti anni prima al cardinal Ersilio Tonini sempre in occasione di un raggiro.

Per le mani hanno informazioni giuste visto che in effetti il sacerdote era stato proprio uno dei segretari del defunto cardinale. E così hanno la via spianata: gli spiegano che quei soldi si trovano su un conto corrente ferrarese; per sbloccarli, basta versare gli oneri fiscali.

Pur di farlo, il 79enne, dopo avere dato fondo al patrimonio personale, arriva a chiedere prestiti in giro. Lo fa fino al giugno 2012 raggiungendo la ragguardevole cifra di 388 mila e 980 euro. L’accusa per lui scatta quando rivela che di quegli euro, 39 mila erano del conto corrente della parrocchia.

L’uomo che aveva la delega a operare su quel conto, ha spiegato ieri mattina che il don gli aveva chiesto di compiere quell’operazione in questi termini: «Ho bisogno di questo favore, appena posso li restituisco». A oggi ne ha restituiti circa 24mila. Una cifra che tuttavia non sin qui ha influito sull’imputazione. La sentenza è attesa per metà giugno.