Ravenna,  9 marzo 2013 - Due persone sono state iscritte nel registro degli indagati in relazione al disastroso incendio nella pineta di Classe del 19 luglio (guarda le foto e il video). Si tratta di un ravennate e un forlivese, la residenza anagrafica dei quali risulta ancora in via Fosso Ghiaia, ovvero nei capanni abusivi, abbattuti un anno fa, alla foce del Bevano.

Nei confronti dei due indagati il pm Daniele Barberini ha notificato un avviso a comparire davanti agli uomini del Corpo Forestale, per rendere l’interrogatorio. Ma sembra certo che entrambi si avvalgano del diritto di non rispondere. La duplice iscrizione nel registro degli indagati è la conseguenza di un atto dovuto in vista di ulteriori passi dell’inchiesta, nel senso che nei loro confronti più che indizi si può parlare di alcuni punti oscuri da chiarire e per farlo è indispensabile il passaggio formale attraverso il registro degli indagati.


L’indagine sul rogo che il 19 luglio distrusse 65 ettari di bosco, ovvero migliaia di pini oltre al sottobosco costituito da centinaia di specie vegetali, è condotta dal personale di polizia giudiziaria del Corpo Forestale dello Stato coordinato dal vice questore Anna Mazzini che, viene evidenziato negli ambienti della Procura, sta profondendo un impegno notevolissimo in questa indagine che, oggettivamente, si presenta di difficilissima soluzione.


Non essendovi testimoni o altre fonti di ‘informazioni’ utili alle indagini, gli inquirenti si sono mossi secondo uno schema che ha visto in primo piano l’analisi del possibile movente dell’incendio. Ne sono stati prospettati alcuni e l’attenzione si è concentrata sul fronte dei capannisti di Foce Bevano, di coloro che si oppongono ai naturisti e correlativamente di coloro che sono stati indagati dalla Forestale per essersi resi responsabili di atti osceni e infine sul fronte delle attività di rimboschimento (sulla falsariga di quanto accade prevalentemente in Calabria).

 

Il teorico movente dei capannisti e di certi frequentatori della spiaggia viene individuato nell’astio nei confronti della Forestale per i controlli sistematici nella spiaggia naturista e per aver dato una definitiva spallata all’abusivismo. I fronti sono stati scandagliati a fondo e solo in relazione a quello dei capannisti è sorta la necessità di iscrivere due persone nel registro degli indagati. E’ bene evidenziare, fra l’altro, che l’indagine della Forestale si è anche prospettata l’ipotesi ben fondata che quel 19 luglio a Lido di Classe abbia agito più di una mano. A quanto pare sono stati infatti accertati almeno quattro punti di innesco delle fiamme.
 

Soprattutto per i fronti dei capannisti e dei naturisti, gli inquirenti hanno sentito decine di persone ‘informate sui fatti’. Anche le due persone ora indagate sono state a suo tempo convocate dalla Forestale che ha chiesto loro di ricostruire i movimenti di quel pomeriggio del 19 luglio. A quanto pare entrambi hanno sostenuto che non si trovavano a Foce Bevano. Si può allora ipotizzare che la Forestale, attraverso successive indagini o anche attraverso l’analisi dei tabulati telefonici, abbia individuato contraddizioni con la testimonianza resa e di qui la necessità per il pm Barberini, di uscire allo scoperto per giocare la carta dell’ interrogatorio in prima battuta ed eventualmente per altre attività subito dopo.

 

Carlo Raggi