Ravenna, 13 aprile 2014 - «NELL’ESTATE del 2012 informai la curia circa alcuni atteggiamenti di don Giovanni Desio che mi preoccupavano. Volevo cercare di aiutarlo prima che potesse diventare pericoloso per se e per gli altri. Il messaggio è arrivato a chi di dovere ma nessuna conseguenza a questo mio gesto si ebbe nei mesi a seguire. Entro quell’estate sembrava che tutto si fosse calmato, anche perché il ragazzo – come venni a sapere – era andato ad abitare in Veneto con la famiglia. Pensai che la cosa fosse finita. Poi, durante una visita a a una coppia di parrocchiani, ho saputo che don Desio aveva addirittura informato il vescovo di allora, monsignor Verucchi, di voler diventare tutore dello stesso ragazzo. I compaesani erano scandalizzati».

LA PERSONA che ha denunciato i rischi alla curia preferisce non comparire, ma racconta di una segnalazione precisa e circostanziata che risale al 2012. «Ho conosciuto don Giovanni Desio più di dieci anni fa. Un’amicizia duratura anche se incostante. L’ho sempre considerato un prete ‘sopra le righe’, ma con una verve intellettuale e una cultura che risultava piacevole condividere. Due episodi però mi colpirono: nel 2008 si era interessato a un ragazzo, preoccupandosi di intercedere anche presso la curia perché venisse ospitato in strutture a disposizione della diocesi. Il minore andò ad abitare con la famiglia in un appartamento in carico alla curia. Il rapporto molto forte, quasi simbiotico, del sacerdote col ragazzo lo mise in urto prima con la madre naturale, poi con lo stesso giovane, che, appena maggiorenne si allontanò da quel contesto. Il secondo episodio è più recente, può essere ricondotto al 2010-2011 e arriva sino ai giorni nostri. Nel 2010 Don Giovanni segue assiduamente un gruppo di ragazzi allora tredicenni, e mi accorgo che tra i suoi favoriti c’è un ragazzo che diventa in breve il preferito, al punto da permettergli di frequentare anche ambienti estranei alla parrocchia o all’oratorio. L’atteggiamento mi preoccupa un po’, ma non do peso alla cosa fino all’estate 2012 quando incontrai il prete in un bar del paese di sera che stava discutendo animatamente con una cliente. Cercai di ricondurlo alla ragione. In confidenza parlò di sé stesso e del rapporto che aveva col piccolo borgo di cui era pastore. Non capivo i termini che utilizzava, senza essere osceni o volgari erano più adeguati a descrivere ‘amore’ che non impegno civile. La cosa mi preoccupò al punto da cercare di aiutarlo prima che potesse diventare pericoloso per se e per gli altri. Informai la Curia, per intercessione di una persona di assoluta fiducia, perché non volevo che la faccenda degenerasse. Il messaggio è arrivato a chi di dovere ma nessuna conseguenza a questo mio gesto si ebbe nei mesi a seguire».

SABATO della scorsa settimana, come è noto, don Desio, parroco di Casal Borsetti è stato accusato di adescamento, atti sessuali con minorenni e sostituzione di persona. La squadra mobile sta continuando le indagini.