Ravenna Festival, trilogia d'autunno dedicata a Puccini

Il sipario del Teatro Alighieri si alzerà il 9 dicembre

Il soprano Anna Netrebko

Il soprano Anna Netrebko

Ravenna, 3 ottobre 2015 - Sarà dedicata a Giacomo Puccini e al suo capolavoro più amato, La Bohème, la nuova trilogia d’autunno di Ravenna Festival su cui si aprirà il sipario del Teatro Alighieri il 9 dicembre (repliche 12 e 14). Dopo le due trilogie dedicate a Verdi, andrà in scena questo “progetto per Bohème” incentrato su un altro dei grandi operisti italiani universalmente noti cui il teatro musicale del Novecento è debitore: appunto Giacomo Puccini.

La vicenda della fragile Mimì, dell’amore che travolge lei e Rodolfo, e dei sogni disillusi dei giovani e scapigliati artisti che li circondano torna sul palcoscenico ravennate nella nuova produzione ideata da Cristina Mazzavillani Muti. Forte della collaborazione con il collaudato team creativo che la affianca composto da Vincent Longuemare per le luci, Davide Broccoli video programmer e Alessandro Lai per i costumi, ai quali si aggiunge l’innovativo videomaker David Loom - già distintosi sulla scena della video art con lavori dal tratto estremamente personale e tecnicamente molto avanzato - Cristina Muti continua a percorrere le strade dell’high tech: scene virtuali e proiezioni capaci di immergere il pubblico nei colori e nelle atmosfere di paesaggi visionari, in questo caso ispirati all’onirica fantasia dell’opera pittorica di Odilon Redon, uno dei principali protagonisti del movimento simbolista e amico di Stéphan Mallarmé.

“A me questa operazione Bohème tormenta molto! Più la studio e più ricomincio da capo. Non mi convince - sottolinea la regista - il manierismo costante e solito di quasi tutte le edizioni, pur storiche, che ascolto e consulto. Avverto sempre di più un mondo ironico e problematico, mai lezioso e piagnucoloso, ma piuttosto ghiacciato e di transizione dal mondo del simbolismo a quello dell’espressionismo con le sue atmosfere cupe e claustrofobiche perché presaghe dell’orrore e del disfacimento che di lì a poco sarebbe seguito. Echi di danza sull’orlo dell’abisso incombente. Con Bohème abbiamo tutte solitudini livide e insoddisfatte, dove c’è lo scherzo io sento il beffardo e dove c’e il comico io avverto la cattiveria sottile. Dove c’è il pianto io sento l’urlo, dove c’e amore io percepisco invece incomprensione mentre dove c’e amicizia io sento solo incomunicabilità. Ho l’impressione che i confini del verismo e del decadentismo dell’Italia in cui Bohème è stata sempre inscritta siano un poco angusti e che l’orizzonte si possa allargare all’Europa tutta ed ai fremiti e alle inquietudini artistiche che la percorrevano, avvicinandoci temporalmente e spazialmente sia al Wozzeck e alla Lulu di Berg che all’Amore delle tre melarance di Prokof’ev o all’Affare Makropulos di Janácˇek. Ma soprattutto vorrei che alla fine la poesia, la tristezza, la solitudine, l’incomunicabilità, la morte incombente su tutto e su tutti, il mistero sul senso stesso della vita, ci commuovessero tutti nel profondo.” La partitura, in cui Puccini riversa tutta la sua inesausta ispirazione melodica insieme alle più moderne finezze armoniche ed alle più ardite sfumature timbriche ed espressive, sarà affidata all’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e ad un giovane cast vocale (frutto di un lungo percorso di audizioni) diretti da Nicola Paszkowski.

A completare il progetto dedicato a Puccini, farà seguito un “divertimento alla bohémienne”, dal titolo “Mimì è una civetta”, in calendario il 10 e 13 dicembre. La nuova produzione, in prima assoluta, è una rivisitazione dei temi pucciniani che il Festival ha commissionato al giovane e versatile musicista Alessandro Cosentino, di formazione classica, ma capace di muoversi ai confini tra rock, jazz e folk. “L‘idea di Mimì è una civetta - precisa Cosentino - ha preso forma con il desiderio di fondere tra di loro diversi orizzonti musicali al fine di creare un’unica amalgama nella quale ciascun elemento fosse solidale con gli altri”. Si avvale per questo di una band (in palcoscenico) a cui si aggiungerà la partecipazione straordinaria di un virtuoso della fisarmonica come Simone Zanchini e l’eclettismo jazz della tromba di Fabrizio Bosso. Un’opera dai toni brillanti affidata alla regia e alle coreografie del newyorkese Greg Ganakas, figura carismatica nonché didatta e divulgatore del musical theatre americano. “È entusiasmante – dichiara il regista – avere l’opportunità di partecipare ad una novità come questa all’interno di Ravenna Festival ed in particolare in Italia, patria di Puccini, e sarà per me, in quanto regista americano, qualcosa di prezioso da custodire gelosamente. Credo che quest’idea nata da Cristina Muti e dal suo staff artistico sia davvero brillante e considero un privilegio esserne parte”.

Venerdì 11 dicembre a Forlì (PalaCredito di Romagna) il terzo appuntamento della trilogia è un unicum in senso assoluto: il maestro Riccardo Muti, a vent’anni esatti dallo storico concerto Muti - Pavarotti offerto a sostegno della Comunità di Sadurano, dedicherà al suo fondatore don Dario Ciani, recentemente scomparso, un nuovo imperdibile evento presentando al pianoforte alcune pagine tratte dalle più celebri opere di Puccini assieme al soprano Anna Netrebko (una delle più acclamate cantanti liriche dei nostri giorni) e al tenore Yusif Eyvazov, già protagonista nell’Otello della Trilogia 2013. Per questo concerto straordinario, organizzato in collaborazione con il Comune di Forlì e la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, la prevendita sarà già attiva dall’8 ottobre: www.ravennafestival.org