Venerdì 19 Aprile 2024

Ravenna, la reggia dei nobili va in malora. Recupero in vista grazie ai privati

Il simbolo di Russi, nel Ravennate, è in agonia. Fine lavori entro il 2015

Sottoinchiesta

Sottoinchiesta

FRANCESCO MONTI RUSSI (Ravenna), 28 luglio 2014 - C’È CHI lo chiama ‘la reggia di Versailles della Romagna’. Di regale ha sicuramente la qualità architettonica, ma lo stato in cui si trova oggi ha ben poco di nobile. Palazzo San Giacomo sorge a Russi, a pochi chilometri da Ravenna, e ha una storia lunga 350 anni: era il 1664 quando il conte Guido Carlo Rasponi ne ordinò la costruzione, a pochi metri dall’argine del fiume Lamone. Sarebbe diventata la residenza estiva della nobile famiglia ravennate. Uno stabile imponente, dalla facciata lunga oltre 80 metri. Tre piani nel blocco centrale, cinque nelle torri laterali e un piccolo tesoro di affreschi nel piano nobile. Sulla carta, Palazzo San Giacomo è un gioiello, una tappa obbligata nel tour di chi visita Ravenna. MA LA DECADENZA del palazzo inizia a metà Ottocento, con la morte dei conti Alessandro e Bonaventura Rasponi: la proprietà finisce per essere smembrata, per l’assenza di eredi maschi. Il primo grave affronto alla struttura nel 1912, quando monsignor Testi Rasponi segnala al soprintendente lavori abusivi realizzati dai nuovi proprietari. Nei decenni successivi, e soprattutto nel corso della Seconda guerra mondiale, incuria e abbandono trasformano il palazzo in un contenitore vuoto: le preziose decorazioni degli interni si degradano, le stesse mura subiscono danni, la copertura si deteriora. Il palazzo, dal ’47 di proprietà dell’ente Seminario di Faenza, nel 1975 viene acquisito dal comune di Russi. Dalla fine degli anni Settanta si susseguono interventi di parziale recupero, per garantire almeno la tenuta strutturale. Nel 2000 vengono avviati lavori sugli infissi del piano nobile e il ripristino del giardino all’italiana, con fondi europei e con il contributo delle fondazioni Cassa di risparmio di Ravenna e Del Monte di Bologna e Ravenna. TRA OBLIO e tentativi di rinascita, l’edificio è stato al centro di una battaglia giudiziaria sulla riconversione dell’ex zuccherificio Eridania in centrale a biomasse: varie associazioni contrarie al progetto, poi appoggiate dalla Soprintendenza ai beni culturali e architettonici, ritenevano incompatibile il progetto di Powercrop (società del gruppo Maccaferri in cui è entrata, con una quota del 50 per cento, anche l’Enel) con il vicino palazzo. Ma, dopo un primo stop del Tar, il Consiglio di Stato ha dato il via libera definitivo ai lavori. PROPRIO da Powercrop, nell’ambito degli accordi con il Comune sulla riconversione dell’impianto, arriverà un milione e mezzo per restaurare almeno il piano terra: gli interventi conservativi e sugli infissi dovrebbero essere completati nel 2015. Il palazzo dovrebbe così diventare più utilizzabile di quanto sia oggi (attualmente il giardino ospita concerti del Ravenna Festival, e al piano terra è stata organizzata qualche mostra). «L’idea — spiega il sindaco di Russi Sergio Retini — sarà collocare al piano terra un centro ricerche sulle energie rinnovabili».