Bocciatura Ravenna 2019: «E’ mancato un direttore artistico»

Pubblicate le ragioni della bocciatura del progetto Ravenna 2019: bene Darsena e palazzo Rasponi, ma «il programma manca di profondità innovativa»

Un’immagine di una delle iniziative organizzate nell’ambito della candidatura di Ravenna

Un’immagine di una delle iniziative organizzate nell’ambito della candidatura di Ravenna

Ravenna, 20 novembre 2014 - Bene l’accento sulla Darsena e l’idea di un ‘Mosaico di culture’, ma male la scelta di affidarsi a un coordinatore (Alberto Cassani) e non a un vero direttore artistico: ecco le motivazioni della sconfitta di Ravenna nella corsa a Capitale europea della cultura 2019, riassunte in un documento pubblicato sul sito della Commissione europea (ec.europa.eu/culture/tools/actions/capitals-culture–en.htm).

Anche se nel documento ci sono diverse considerazioni positive sul progetto ravennate, ne emerge una bocciatura sonora rispetto alla vincitrice Matera: la giuria, presieduta dal britannico Steve Green, giudica negativamente quello che lo staff di Ravenna 2019 considerava un punto di forza, ovvero la «direzione artistica collettiva». E lo fa con parole nettissime: «Il programma manca di profondità artistica e innovativa – scrivono i 13 commissari –. Questo potrebbe derivare dalla scelta di una direzione artistica collettiva. Questo approccio ha avuto scarso successo per alcune precedenti Capitali della cultura che, pur iniziando il percorso con questa impostazione, in un secondo momento hanno ritenuto necessario un direttore artistico, più che un coordinatore». Un direttore artistico che, nei programmi di Ravenna, sarebbe stato selezionato solo in un secondo momento, in caso di vittoria.

Quanto al programma, luci e ombre: «Il tema ‘Mosaico di culture’ è ben presentato, ma secondo la commissione i sotto-temi (ovvero le ‘cinque scene’, ndr) possono essere difficili da comunicare a un pubblico locale e internazionale». I singoli progetti, però, raccolgono il favore della giuria (che cita, in particolare, l’iniziativa sulla propaganda, «un progetto rischioso ma necessario in un periodo in cui il populismo cresce in Europa»). Lodi anche al completamento di palazzo Rasponi, la ‘Casa d’Europa’. Ora, però, sfumato il sogno, bisognerà decidere cosa farne. Altrettanto interessanti le motivazioni della vittoria di Matera: in particolare, «l’impegno concreto del 70% del finanziamento del progetto, a prescindere dal risultato».