Sant'Alberto, novecento firme per salvare il dottore

L’Ausl dice no al rinnovo del contratto e in paese scatta la protesta

Francesco Rivalta, promotore delle lettere inviate all’Azienda sanitaria e al primo cittadino di Ravenna, mostra le novecento firme raccolte in questi mesi contro l’addio del medico di base

Francesco Rivalta, promotore delle lettere inviate all’Azienda sanitaria e al primo cittadino di Ravenna, mostra le novecento firme raccolte in questi mesi contro l’addio del medico di base

Ravenna, 28 luglio 2015 - «Abbiamo inviato lettere a tutti. All’Ausl, al sindaco. Ma sembra proprio che non si possa essere soluzione». È un grido d’aiuto quello che arriva da Sant’Alberto e dalla voce di Francesco Rivalta, portavoce di più ampia protesta sottoscritta da ben 900 residenti che non vogliono veder fare le valigie al loro medico di base.

Tutto ha inizio a febbraio di quest’anno, quando il dottor Guido Tarroni va in pensione, lasciando a piedi oltre mille mutuati santalbertesi. Per far fronte al cambiamento alcuni decidono di passare sotto uno degli altri tre medici presenti a Sant’Alberto, ma non basta e l’Ausl provvede alla sostituzione di Tarroni, nominando Francesco Paganelli «per sei mesi, rinnovabili». Tutto sembra andare per il verso giusto. Paganelli nel suo studio dentro gli uffici della delegazione in via Cavedone trova subito un feeling giusto con i suoi pazienti e il problema medici a Sant’Alberto sembra risolversi. Almeno fino a un mese fa, quando nella buchetta delle lettere i 900 mutuati di Paganelli trovano una lettera dell’Ausl, che li invita a trovare un nuovo medico di base entro il 27 agosto, perché la sostituzione ‘de dutor’, come lo chiamano i romagnoli, non verrà rinnovata.

In paese iniziano i malumori, perché quel medico «gentile e competente», così lo descrivono i suoi assistiti, piace al paese e non vorrebbero perderlo. «E poi non capiamo per quale motivo nei paesi i leitmotiv debba essere sempre quello di togliere servizi al cittadino» rincara la dose Rivalta dall’interno della sua caffetteria, all’interno della quale sono appese tutte le firme della protesta in originale. «Gradiremmo avere delle risposte – spiega –, anche perché ci sfuggono le motivazioni di questa decisione di non rinnovare il contratto presa dall’Ausl. Capiamo che è in suo potere farlo, ma non riteniamo che cambiare il medico sia come cambiarsi d’abito, in quanto rapporti umani e di fiducia si costruiscono e si consolidano gradualmente». Ma poi un altro motivo ancora. «Se tanto non avevano intenzione di rinnovare la sostituzione, per quale motivo lo hanno mandato? Tanto valeva che ci dicessero di passare sotto uno degli altri tre medici presenti e non saremmo arrivati a questo punto. E invece preferiscono darci un giovane professionista competente per poi mandarlo via nello sconcerto totale».

Non finisce però qui. Nelle lettere spedite agli Enti del territorio si parla anche dello studio nel quale visitano gli altri tre dottori presenti a Sant’Alberto, ossia Baldini, Tedde e Tremamunno. «Gli spazi non sono assolutamente adatti a sostenere i 4100 mutuati presenti sul territorio». In effetti gli spazi dell’ambulatorio sembrano essere veramente risicati. Pochi metri quadrati nei quali si trovano gli studi dei tre medici e una piccola sala d’aspetto con 11 posti a sedere e fuori solo 5 posti auto. «Quest’inverno le scene erano di anziano costretti a stare in fila fuori dall’ambulatorio mentre tossivano – chiude sempre Rivalta – e fuori nel piazzale c’era la neve. Non si può certo pensare di andare avanti in questo modo».