Sesso per pagare il mutuo, marito si prostituiva con la moglie

Lui un 44enne italiano, lei una brasiliana

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Faenza (Ravenna), 14 maggio 2016 - Il mutuo da pagare e il lavoro che mancava. E allora lui dava una mano alla moglie che faceva il mestiere più antico del mondo. «Sì, insomma lei si prostituiva e io anche...». Fisico prestante e radi capelli neri: l’ha raccontata così la sua espeprienza faentina un 44enne di origine lombarda per qualche tempo in Romagna a caccia di lavoro.

Il contesto è quello del processo che vede il sessantenne commerciante manfredo Lamberto Liverani accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e della prostituzione per via di taluni inquilini di alcuni suoi appartamenti sequestrati dalla polizia nel novembre 2013. Tra questi, c’era anche quello preso in affitto dalla moglie del 44enne, brasiliana dai capelli biondi e dalle forme morbide. C’è pure lei seduta in aula tra il pubblico mentre il marito comincia a parlare ai tre giudici del collegio penale.

«In quel periodo giravo la Romagna in cerca di lavoro – dice l’uomo senza un filo di esitazione –. C’era il mutuo da pagare ed eravamo rimasti tutti e due senza lavoro. Così lei si prostituiva per salvarci la casa. Anch’io mi prostituivo...». Sembra che qualche volta, quando ne veniva chiesta la presenza, ai rapporti partecipasse anche lui.

«Mia moglie abitava con un’amica connazionale. E due stanze venivano usate per ‘lavoro’» con arredamento e accessori essenziali: «C’erano letto e sex toys». Il proprietario «l’avrò visto due o tre volte. Penso che immaginasse che si prostituivano. C’era pure un trans che abitava nel seminterrato: usciva per prostituirsi ma non so se lo facesse pure in casa». Di fatto quell’esperienza era durata poco: «Io e mia moglie siamo rimasti lì per tre-quattro mesi: quando è successo il casino, ognuno a casa sua», cioè in Lombardia. Il riferimento è per l’apice dell’indagine che aveva portato al sequestro di 14 appartamenti, molti dei quali poi dissequestrati.

«Tutto era partito da una segnalazione fatta da una prostituta romena a metà gennaio 2013 su un appartamento di via San Giovanni Bosco», ha ricordato il poliziotto del commissariato che seguì gran parte dell’inchiesta. Prima di quel momento «c’erano state solo chiacchiere circa persone clandestine» ospitate in quegli alloggi. Il 15 febbraio era scattata una prima perquisizione all’indirizzo indicato: lì era stato idetificato un primo viados. Poi erano stati ispezionati altri appartamenti sempre di Liverani; erano stati individuati un paio di clienti ; erano state fatte verifiche telefoniche su numeri trovati in siti di settore, pricipalmente ‘piccole trasgressioni’ alla sezione ‘Faenza’. Ed era perfino stata appiccicata una cimice all’auto di Liverani «per vedere se andava negli appartamenti» a parlare con gli inquilini. Da ultimo era stato incaricato un esperto immobiliare per capire se i prezzi d’affitto fossero congrui o meno.

Ma a chi venivano intestati i contratti? «Chiesi a Liverani se mi fosse potuto succecere qualcosa. E lui mi rispose: ‘Se non pagano, li mandiamo via’». A parlare è un 36enne di Faenza che s’era accollato il contratto d’affitto per una lucciola albanese, «una mia amica e solo dopo capii che si prostituiva», e per il di lei fidanzato connazionale. Non sappiamo però se anche quest’ultimo aiutasse o meno la compagna sul lavoro.