Ravenna, 7 novembre 2012 - L’ANNO verdiano che verrà ha un prologo mai sperimentato prima d’ora: mettere in scena Verdi come se fosse Wagner. È la sfida di Ravenna Festival, che completerà dal 9 al 18 novembre il suo cartellone, dislocato per tradizione solo tra giugno e luglio, con una “maratona” autunnale che ha subito provocato l’entusiasmo del pubblico e il “tutto esaurito” al Teatro Alighieri.

In sostanza si tratta di questo: le tre opere della cosiddetta trilogia verdiana - “Rigoletto”, “Il trovatore” e “La traviata” -, che sono poi in tutto il mondo le opere più amate del compositore italiano, saranno rappresentate in tre sere, eseguite l’una dopo l’altra come se fossero le “giornate” del wagneriano Anello del Nibelungo.
Verdi le scrisse queste sue opere nell’arco di soli tre anni, tra il 1851 e il ’53, come sull’onda di un unico slancio creativo. Tale unità di concezione già in qualche modo giustifica il progetto, elaborato attraverso una pratica laboratoriale di molti anni.

LA REGIA è di Cristina Mazzavillani Muti, la quale ha fatto leva, come lei stessa ha detto, sulla «più innovativa e vitale delle risorse: i giovani». Giovani sono i cantanti chiamati a debuttare nei tre capolavori verdiani, i mimi, le ballerine¸e giovani sono i musicisti dell’Orchestra Cherubini, diretti da Nicola Paszkowski. La regista ha ampliamente fatto muso di nuove tecnologie, applicate alle voci con sofisticate tecniche di elaborazione del suono per effetti di spazializzazione, come pure all’elemento scenografico. «Sono convinta – dice Cristina Muti - che proprio attraverso l’innovazione tecnologica passi il futuro dell’opera lirica: la video arte permette un’agilità (ed anche una economicità) nell’allestimento scenografico altrimenti impensabile».
 

Enrico Gatta

FOTO Le prove della Traviata

FOTO Il Rigoletto