Ravenna, 8 giugno 2011 - «DIRE che mi sento distrutto è poco». A due giorni dal clamoroso epilogo di Ravenna-Alto Adige, c’è ancora chi deve probabilmente rendersi conto di quello che è successo. Davide Zomer, protagonista del fallo di reazione su Lapadula che poi ha determinato il rigore, la sconfitta e la retrocessione dell’Alto Adige, non si dà pace: «Mi dispiace veramente per tutti, principalmente per una società alla quale mi sono sempre sentito legato».

Il trentatreenne portiere di Rovereto, che in carriera — seppur da ‘dodicesimo’ — ha giocato anche in serie B a Verona, Treviso e Ascoli, è letteralmente affranto per quello che ha combinato quando ormai l’arbitro era prossimo al triplice fischio che avrebbe decretato la retrocessione del Ravenna: «Sono uscito in presa bassa, in netto anticipo su Lapadula, che ha pericolosamente allungato il piede rischiando di colpirmi al volto. La mia reazione è stata quella di andare a redarguirlo verbalmente. Poi nell’impeto e nella foga l’ho colpito con una spallata, ma non era quella la mia intenzione. Purtroppo in quel momento non ho avuto la lucidità di capire che la partita era praticamente finita. La tensione vissuta per 95’ mi ha giocato un brutto scherzo. Chi mi conosce lo sa che non è da me comportarmi così. Prima di ieri, in tutta la mia carriera, ho rimediato solo un cartellino giallo e un cartellino rosso per fallo da ultimo uomo. Comprendo il risentimento nei miei confronti di società e allenatore, nonché l’amarezza dei miei compagni di squadra. Ma io sto male quanto loro, anche perché la responsabilità di quanto accaduto è solo mia».

Un gesto di nervosismo ingiustificato, visto che all’Alto Adige bastava il pareggio per la salvezza: «Ma io non ero nervoso. La mia è stata solo una reazione d’istinto, derivata dallo spavento di potermi fare male. E infatti il mio intento era quello di corrergli incontro per chiedergli se era matto». Il patatrac si è consumato in un attimo: «Mi è dispiaciuto leggere parole come quelle apparse su tutti i giornali. I folli sono altri. Io non ho mai ammazzato nessuno nella mia vita. Sono solo andato incontro ad un avversario con cui mi sono scontrato. Probabilmente un altro arbitro avrebbe sorvolato». E dire che, un paio di minuti prima, lo stesso Lapadula aveva fallito una occasionissima, non riuscendo a sfruttare un liscio di Zomer: «Ho perso il pallone perché Franchini mi è viene addosso. Per quello che ho perso il pallone, favorendo Lapadula. Ma è inutile cercare scuse. Per tre secondi ho rovinato due anni molto positivi nella mia carriera, in una società a cui mi sono sempre sentito legato. Purtroppo la vita è così. Quello che hai fatto in passato se lo dimenticano tutti e in fretta».

In una stagione così travagliata, il pubblico giallorosso ha avuto modo di provare emozioni fortissime. Zomer, che fra le altre cose era stato nel mirino del Ravenna nell’estate 2008 nell’ambito del trasferimento di Davide Nicola al Lumezzane, passerà anche alla storia del calcio ravennate: «So di aver sbagliato e me ne devo stare zitto. Ma vorrei ripeterlo: non sono un assassino, faccio solo il portiere di calcio».