Ravenna, i 50 anni dello stadio Benelli / FOTO

I primi fondi arrivarono nel 1958, poi ritardi e lungaggini burocratiche ritardarono il completamento dell'impianto. Ecco la storia dello stadio Benelli

29 settembre '66, inaugurazione ufficiale: Ra-Juve 0-3, la tribuna coperta

29 settembre '66, inaugurazione ufficiale: Ra-Juve 0-3, la tribuna coperta

Ravenna, 25 settembre 2016 - Le nozze d’oro. Anche 50 anni fa, il 25 settembre era una domenica. Alle 15.30, l’arbitro Salvatore Boscolo di Venezia diede il fischio d’inizio alla partita Ravenna-Carrarese, prima giornata del campionato di serie C. La cronaca diventa storia per i 5mila presenti. Già, perché quel giorno si giocò la prima partita nel nuovo stadio Comunale. Ravenna, prima in Romagna, ma unica anche in regione, aveva finalmente uno stadio ‘vero’, senza pista di atletica, con tanto di sottopassaggio e senza recinzione, esclusivamente destinato al gioco del calcio secondo il criterio della continuità dei settori. Insomma, un gioiello, capace di garantire una visuale perfetta da ogni ordine di posto. Il Ravenna vinse quel match 1-0 grazie alle rete di Giorgio Bartolini che, al 40’ del primo tempo, realizzò un calcio di rigore.

Lungaggini burocratiche e finanziamenti a singhiozzo, avevano dilatato vistosamente i tempi di costruzione. La storia ‘ufficiale’ del nuovo stadio Comunale ha inizio nell’agosto del 1958, data dei calcoli statici. In quello stesso anno arrivò il primo finanziamento di 133 milioni di lire dall’Istituto per il credito sportivo. Il terreno fu reperito dal Comune in quella zona che allora si chiamava Borgo San Mama. L’area misurava 38mila metri quadrati e il progetto fu firmato dagli architetti Cerri e Giorgetti, dello studio di progettazione Cgs di Roma. L’appalto per il primo stralcio di lavori — ovvero le opere murarie degli spogliatoi, compresa la casa del custode, nonché il sottopassaggio per l’accesso al campo e il fossato perimetrale — fu vinto dalla Cmc, che firmò il contratto il 22 marzo 1960.

Nel 1962, mediante un mutuo ottenuto di nuovo dall’Ics, cominciarono i lavori del 2° lotto, quello cioè dell’anello degli spalti. I lavori furono affidati all’impresa edile del geometra ravennate Giulio Casadio. Nel 1964 si rese necessario un secondo mutuo da 240 milioni per completare l’opera. Il 3° ed ultimo stralcio fu affidato ancora alla Cmc, che terminò l’anello e costruì la tribuna, sfruttando anche il lavoro avveniristico dell’impresa Casadio, in grado di applicare fondazioni con pali a radice per sorreggere il peso della copertura della tribuna.

In realtà, il progetto iniziale prevedeva un secondo anello, che sarebbe dovuto partire progressivamente dall’intersezione delle due curve con la tribuna, per svilupparsi poi compiutamente nel settore dei distinti. Una soluzione architettonica davvero plastica e sinuosa, simile a quella adottata poi per gli ampliamenti del Camp Nou di Barcellona.

Restava comunque un impianto da stropicciarsi gli occhi, vanto per tutta la città, dotato di accorgimenti estetici di grande fascino come il ballatoio sopraelevato dietro la tribuna coperta. Peccato solo che il tutto fosse arrivato con qualche anno di ritardo rispetto alle promesse. Ci vollero 30 anni per raggiungere la storica serie B.

Col Ravenna salito fra i cadetti, nel ’93, diventarono indispensabili i lavori di ampliamento, che però, fatti in fretta con strutture metalliche, deturparono anche nei dettagli un progetto stilistico altamente razionale, come l’eliminazione del fossato e l’innalzamento di una improbabile recinzione. Il tutto, per giustificare gli 11.518 spettatori (per 501milioni di lire di incasso) del match di Coppa Italia contro la Juve del 10 settembre 1998, record assoluto di presenze. Proprio quella Juve che, giovedì 29 settembre ’66, inaugurò ufficialmente lo stadio poi intitolato nel 1970 all’ex sindaco Bruno Benelli.