Trento, 12 maggio 2013 - C'è una favola bellissima. E la racconta lui, Jack Sintini, in persona, 34 anni da Bagnacavallo, professione giocatore di volley.  Un anno fa non sapeva nemmeno se avrebbe potuto continuare a raccontarle le favole a sua figlia Carolina, costretto a combattere con un linfoma bastardo. La pallavolo allora era diventata improvvisamente un ricordo, il presente parlava del timore di non farcela, di cure continue, di ricoveri in ospedali. Ma dopo la notte c'è sempre l'alba. Jack ha sconfitto il tumore e ripreso a giocare a volley, con Trento (guarda le foto).

 

Quest'anno è arrivato alla finale con la maglia di Trento, come alzatore di riserva del grande Raphael. Solo che una settimana fa il brasiliano si è sfasciato un dito nella gara 4 della finale scudetto. Tocca a te, Jack, gli hanno detto. Da riserva a titolare nella sfida più calda: c'era da aver paura, ma può aver paura chi ha spazzato via fantasmi e incubi? Oggi Jack ha giocato senza timori e vinto lo scudetto, un anno dopo aver sconfitto il linfoma.

 

Piangeva in tv. Il suo viso pallido, scavato, e la gioia, pronta a esplodere ma  all'inizio inesplosa, come tenuta tappata da un immenso senso di incredulità. Poi le parole. Prima poche, poi tante: 'Un anno fa non sapevo nemmeno se sarei sopravvissuto. E ora lo scudetto. Chi ringrazio? Mia moglie, mia figlia, i miei genitori, gli amici. Chi mi ha curato'. Poi una dedica stupenda: 'Agli infermieri che alla notte mi hanno tenuto la mano'. Ad un tratto il viso del ragazzo di Bagnacavallo si indurisce quasi, ma è solo tensione, anzi, la consapevolezza di come il destino abbia cambiato le carte in tavola, e il messaggio che lancia è commovente: 'Voi che siete malati di cancro, fate come me: lottate. Io ce l'ho fatta. E non sono nessuno'.

 

Poi sparisce, inghiottito da un mare di lacrime di felicità. Quando avrà tempo sarebbe bello, bellissimo, che venisse a raccontare la sua storia all'Hospice di Ravenna, appena inaugurato. Il suo esempio aiuterebbe tanti a trovare le forze per combattere una battaglia difficile, ma non impossibile da vincere. Jack ne è la prova.

Andrea Degidi