Sabato 20 Aprile 2024

Sposa-bambina, il racconto: «Era come in prigione, una sera stava per suicidarsi»

Maltrattamenti e violenza sessuale, l’incubo raccontato dalla vicina di casa

La sposa bambina (foto di repertorio)

La sposa bambina (foto di repertorio)

Ravenna, 17 dicembre 2014 - Il padre e la matrigna la tenevano segregata in casa, tanto che una sera voleva buttarsi dalla finestra. Poi, per saldare un debito di 30mila euro contratto dalla famiglia, ancora 12enne era stata data in sposa a un connazionale adulto, che la prima notte di nozze abusò di lei. Ieri nuova udienza e nuove testimonianze sul caso della sposa bambina, che vede alla sbarra per maltrattamenti i genitori bangladesi – difesi dall’avvocato Alessandro Reggiani – e l’ex marito 36enne (avvocato Chiara Bezzi) per violenza sessuale su minorenne. La sentenza è attesa per febbraio.

La prima a parlare – davanti al Tribunale collegiale (giudici Schiaretti, Medi, Bailetti) è stata una vicina di casa ai tempi in cui la piccola viveva a Ravenna: «Una sera la vidi che voleva buttarsi dalla finestra del bagno. ‘Voglio morire’, gridava. Mi aprì la porta dopo un’ora, piangeva. Disse che era arrivata da due settimane e la famiglia la teneva come in prigione. Così veniva a casa mia di nascosto, quando i genitori erano al lavoro. Una volta il padre se ne accorse, venne a riprendersela tirandola per i capelli. Un’altra volta fu la matrigna a riempirla di botte».

La matrigna, secondo la vicina, era quella più violenta. Il pm Barberini ha però fatto notare che quando fu sentita dalla polizia la stessa donna disse che era piuttosto il padre quello più manesco. Ad ogni modo, ricorda la vicina, «a volte sentivo come il terremoto: grida, piatti che volavano. Sembrava dovesse venire giù la casa. Loro stavano sopra di me e sentivo tutto. Ma parlavano nella loro lingua che io non capivo». Ma la ragazzina si confidava con lei? «Parlavamo di nascosto, dalla finestra. Non mi diceva chi la picchiava. Una sera venne un’ambulanza, un’altra volta vidi che aveva dei lividi».

Dopo il matrimonio per interessi, una cerimonia privata mai trascritta, la ragazzina e lo sposo connazionale si trasferirono a Thiene, in provincia di Vicenza. Qui, una sera, fu ritrovata dai carabinieri mentre vagava per strada in stato confusionale. Ha ricostruito quel periodo un’assistente sociale della cittadina veneta. Nella scorsa udienza la sposa bambina – che dall’esame del polso risulta abbia tre anni in più dell’età dichiarata – aveva raccontato il suo incubo, le violenze e le botte del marito ubriaco. Ai servizi sociali, invece, la coppia aveva dato l’idea di essere sì problematica, ma non a tal punto.

«Era scappata dal compagno dopo aver ricevuto una telefonata dal padre. Forse – ha ipotizzato l’assistente sociale – temeva che la famiglia venisse a riprenderla. Il compagno le stava accanto. Non si era opposto al fatto che le facessimo frequentare corsi di italiano. La seguimmo prima come ufficio tutela minori (non siamo mai riusciti a risalire all’età precisa) poi come consulenza familiare». Insomma, come una normale coppia di sposi. E qui i giudici hanno sgranato gli occhi.