Paziente suicida in clinica, tre indagati

Riolo Terme, già notificato l’avviso di fine indagini. Non era il primo tentativo

IL CASO Due i medici e una direttrice d’area sono indagati

IL CASO Due i medici e una direttrice d’area sono indagati

Faenza, 12 febbraio 2016 - Ci sono un primario, una direttrice d’area ma anche un medico della Bergamasca che aveva seguito la donna prima del trasferimento in Romagna. Sono le persone che la procura è intenzionata a portare a processo per il suicidio di una paziente con problemi psichiatrici avvenuto nei primi mesi dell’anno scorso in una clinica di Riolo Terme.

Ai tre è già stato notificato l’avviso di conclusione indagine. L’accusa in buona sostanza attribuisce loro, con differenti ruoli, il non avere adottato tutte le misure necessarie affinché la signora non riuscisse a togliersi la vita. In particolare si parte dalla presunta sottovalutazione clinica di quello che in un primo momento era stato tratteggiato come semplice tentativo di suicidio dimostrativo a cui era tuttavia seguito il suicidio vero e proprio. Mentre all’interno della struttura sono state ravvisate alcune presunte inadeguatezze legate all’architettura dei luoghi.

Da parte loro i diretti interessati, perlopiù con specifiche memorie difensive, hanno contestato le accuse ribadendo la correttezza del loro operato nell’ambito dei singoli ruoli. L’indagine era scattata in maniera quasi parallela a quella analoga sempre aperta dal pm Angela Scorza in seguito a un altro suicidio, questa volta verificatosi a fine marzo scorso al Marepineta, l’albergo di Marina di Ravenna usato anche anche da residenza per anziani.

In questo questo caso per quello che è stato fin qui tratteggiato come un difetto di vigilanza e assistenza, le indagini sono ancora in corso. Due gli indagati: don Ugo Salvatori in qualità di proprietario della struttura; e Salvatore Mendolia della ‘Crismare sas’ che dal 30 settembre 2012 – e cioè pure al momento dei fatti – gestiva l’hotel rivierasco. Più di recente il tribunale del Riesame ha accolto il ricorso di don Ugo annullando il decreto di sequestro del Marepineta perché, essendone il proprietario, secondo i giudici bolognesi «avrebbe potuto essere ignaro della carenza di personale qualificato nella struttura».

a.col.