"Non sono io quella del video hard": una ragazzina querela per diffamazione

Messaggi in codice per la droga: "Ti porto due libri", "Vuoi le cuffie?". I ragazzi già interrogati hanno ammesso i fatti contestati, dallo spaccio alla detenzione dei video hard

Una teenager con uno smartphone

Una teenager con uno smartphone

Ravenna, 26 luglio 2014 - I VIDEO hard acquisiti dai carabinieri di Marina di Ravenna sono quattro. Alcuni provengono dalla rete, sono filmati ‘professionali’. Ma di almeno uno i protagonisti, si è appurato, sono ragazzi e ragazze di Ravenna. Pornografia amatoriale, con attori adolescenti. Ed è su quest’ultimo, in particolare, che si è concentrata l’attenzione degli investigatori. Nel filmato casereccio la scena di sesso riguarda quattro adolescenti. Tre di questi sono già stati identificati, un quarto no. Individuati anche i ‘produttori’: sono sempre due adolescenti del gruppo.

SECONDO le ipotesi degli inquirenti i video venivano scambiati tramite messaggistica istantanea, vale a dire Whatsapp, applicazione per smartphone gratuita e non intercettabile. A volte per gioco, altre in cambio di qualche euro. Anche solo due o tre, per ricevere sul proprio smartphone un filmato con qualche scena di sesso esplicito, con le amichette come protagoniste.

Di una di queste, nella compravendita dei video, veniva riportato anche i nomi. I carabinieri sono andati a cercarla, e alla domanda se fosse lei o meno la protagonista del video la ragazza è caduta dalle nuvole. Ha negato tutto e, dato che si faceva il suo nome, ha presentato una denuncia per diffamazione nei confronti di chi, quel filmato, lo ha fatto circolare.

In pratica, quella che all’inizio era nata come una comune inchiesta per droga, ha finito per fare emergere un retroscena se possibile ancor più inquietante. Da far tremare i polsi alle famiglie della Ravenna bene. L’indagine antidroga era nata nelle scuole. O meglio, nei cortili degli istituti scolastici. È qui che da novembre del 2013 i carabinieri di Marina avevano puntato la lente d’ingrandimento. Ed è qui, si è accertato, che soprattutto prima delle lezioni avveniva la compravendita di hashish e marijuana. E gli stendenti entravano in classe spesso con già la droga in tasca. Il crocevia era la stazione ferroviaria, dove convergevano i ragazzi anche della provincia, paesi come Mezzano e Alfonsine.

«VUOI una cuffia?», oppure, «ti porto due libri», era il linguaggio in codice che i giovani spacciatori utilizzavano per distribuire le dosi tra i compagni, che gli inquirenti hanno intercettato. Il leader del gruppo, che aveva alle ‘dipendenze’ altri ragazzi, si è tradito anche per il suo atteggiamento da spaccone: inviava fotografie delle piante di cannabis della sua coltivazione domestica e le commentava: «Visto come crescono bene?». Lui era il capo per quanto riguarda la droga. Eppure con con lo scambio dei filmati pedopornografici non c’entrerebbe.

Già una ventina di giovani sono stati interrogati a Bologna. Gli altri cinque-sei lo saranno entro fine luglio. Tutti, per ora, hanno ammesso i fatti contestati, dallo spaccio alla detenzione dei video hard.