L'abituale eccezionalità

Reggio Emilia, 17 maggio 2015 - DOPO ogni disastro meteorologico, il solito refrain: «Un evento straordinario». Si allargano le braccia, si alzano le spalle e arrivederci al prossimo guaio. In sostanza: chi ha la casa allagata si arrangi.

D’accordo: i mutamenti del clima sono questioni ponderose. Non c’è una ricetta pronta. Non si può essere faciloni.

Ma è pur vero che il ripetersi, sempre più frequente, di ‘nevicate eccezionali’ e di ‘nubifragi tropicali’ fa perdere agli eventi atmosferici quella caratteristica di «straordinarietà» che li ha resi finora ineluttabili, un diluvio divino cui soggiacere con stracci, secchi e compunzione.

Se il tempo è cambiato, bisognerà pur rimboccarsi le maniche e fare qualcosa. Per esempio, dare più mezzi a chi – Bonifiche, protezione civile, vigili del fuoco – in questi casi può intervenire sulla rete dei canali o nell’aiuto, celere, alle popolazioni colpite.

Spesso sempre le stesse. La rassegnazione, nelle nostre terre, non è mai stato un sentimento diffuso e apprezzato. E nemmeno il menefreghismo. In altri tempi sembravamo una squadra. Non dimentichiamolo.