Se ne va la scienziata Albini. Rischio stallo per la ricerca

Santa Maria Nuova: le spine dell'Irccs

Adriana Albini, una delle prime dieci scienziate italiane citate in campo biomedico

Adriana Albini, una delle prime dieci scienziate italiane citate in campo biomedico

Reggio Emilia, 8 febbraio 2016 - Mentre attende con legittimo orgoglio di varare il Centro oncoematologico Core, l’arcispedale Santa Maria Nuova congeda Adriana Albini, considerata fra le prime dieci scienziate italiane più citate al mondo in campo biomedico e fra le prime tre per la ricerca oncologica. A Reggio dirigeva il dipartimento infrastruttura ricerca e statistica e il laboratorio di ricerca traslazionale. «Pare abbiano deciso – spiega – di abolire il carattere dipartimentale, così ho pensato di recedere volontariamente anche dal primariato in laboratorio poiché ritengo grave che si lavori senza l‘infrastruttura di dipartimento».

L’esonero è avvenuto nell’agosto scorso, ma solo in questi giorni Adriana Albini ha avuto notizia che l’ospedale non è neppure nelle condizioni di sottoscrivere con lei un contratto di collaborazione nel quale sperava per continuare i progetti messi a punto con i 15 ricercatori del laboratorio da lei fondato e inaugurato appena pochi mesi fa.

«La lettera della direzione scientifica – afferma la scienziata – è stata per me una doccia fredda. Non me l’aspettavo, tant’è che avevo continuato a pubblicare i miei articoli scientifici fino al 31 dicembre con l’affiliazione del Santa Maria Nuova».

La buona performance reggiana tra i 45 istituti di ricovero e cura (Irccs) italiani non è in dubbio, tuttavia desta preoccupazione la concomitante uscita di scena di tre colonne dell’istituto di casa nostra: Adriana Albini, lo storico primario di Oncologia Corrado Boni, in pensione dal giugno scorso, e il direttore scientifico Giovanni Apolone, passato col medesimo incarico all’Istituto nazionale tumori di Milano. Al posto di Boni è operativo un altro luminare, il prof. Carmine Pinto, e presto si terrà il concorso per il nuovo direttore scientifico. La commissione è già stata nominata. La fase di stallo però sembra esserci, appesantita anche dai pensionamenti di diversi clinici ospedalieri: Giorgio Gardini, per esempio, direttore del presidio Irccs e del dipartimento oncologico, il chirurgo ginecologo Martino Abrate, la neurologa Norina Marcello, il chirurgo Francesco Sandonà. Si annuncia inoltre prossimo il pensionamento del primario medico Ido Iori. Quiescenze e strategie, in buona sostanza, spingono sinergicamente verso un ricambio di notevole portata all’interno dell’ospedale e dell’Irccs.

«Il Santa Maria – tiene a precisare Adriana Albini, appena passata a dirigere il laboratorio di biologia vascolare e angiogenesi dell’Irccs milanese MultiMedica - era un ottimo ospedale anche prima di essere Irccs, tuttavia temo una battuta d’arresto della crescita intellettuale nella ricerca. In particolare sembra svanire il sogno della ricerca traslazionale cioè dal bancone al letto del paziente e viceversa. I miei ricercatori, per i quali mi ero tanto battuta per il superamento dello stato di precarietà nel lavoro, se la caveranno certamente più che bene. Però potrebbe pesare l’abolizione del carattere dipartimentale dell’infrastruttura che garantiva tutto il governo della ricerca sulla base di un’esperienza, la mia, maturata in 18 anni di lavoro all’Istituto tumori di Genova».