Via le armi a tutti gli indagati e ai consiglieri di aziende sequestrate

Lotta alla 'ndrangheta, la decisione della questura: verrà revocata la licenza

Isabella Fusiello

Isabella Fusiello

Reggio Emilia, 18 luglio 2015 - Via le armi. Tra le conseguenze importanti anche se meno visibili della nuova retata compiuta dai carabinieri nell’ambito dell’inchiesta «Aemilia atto secondo» ci sarà anche un intervento della questura sul fronte amministrativo: obiettivo, verificare se tra gli arrestati, gli indagati, e pure tutti coloro che fanno parte degli eventuali consigli di amministrazione delle società di capitale interessate dal sequestro preventivo disposto dal gip su richiesta della Dda, ci sia chi possiede armi. Se così fosse - ed è tutt’altro che improbabile - il questore disporrà che la licenza venga revocata. Così come per tutti i coinvolti nell’inchiesta partita a fine gennaio.

La notizia è trapelata ieri da via Dante. Il questore Isabella Fusiello non ha però voluto fare dichiarazioni in questo delicato momento della maxi inchiesta, anche per evitare false generalizzazioni; questo perchè il rischio di criminalizzare un’intera comunità per una vicenda - seppure di risonanza nazionale e assolutamente rilevante dal punto di vista anche numerico - è dietro l’angolo. Tra l’altro, «Aemilia» sta portando alla luce due fatti nuovi: il primo è che l’inchiesta non coinvolge soltanto cutresi ma anche reggiani, il secondo - messo in luce anche l’altro giorno dai carabinieri nel comunicato stampa che illustrava la nuova operazione - consiste nel fatto che «l’articolazione ‘ndranghetistica emiliana (è) strutturalmente autonoma rispetto alla cosca cutrese di cui costituisce derivazione storica». Dunque, sarebbe sbagliato e anche pericoloso puntare il dito in maniera indiscriminata sui cittadini calabresi che lavorano nella nostra provincia.

Tornando alla intenzione della questura di prendere provvedimenti amministrativi in materia di licenza, va anche ricordato che il questore, in un’intervista rilasciata lo scorso maggio alla rivista specializzata «Armi e tiro», aveva motivato il suo decreto che vieta ai collezionisti di detenere più di cento armi da fuoco (funzionanti), a fare questa dichiarazione di notevole impatto: la provincia di Reggio «è stata squassata pochi mesi fa da un’inchiesta che ha portato a parecchi arresti» con l’emersione di «una capillare infiltrazione di associazione di stampo mafioso nel tessuto sociale». La dottoressa Fusiello aggiungeva nell’intervista che la sua volontà è «assai diversa da quella dei miei predecessori, forse un po’ troppo benevoli nei confronti di chi deteneva tante armi».

Ad aggiungere peso specifico alle dichiarazioni di maggio del questore, la considerazione choc che il procuratore capo, Roberto Alfonso, ha rilasciato ai media commentando l’inchiesta Aemilia: «Quando due, parlando fra di loro, uno dice all’altro ‘a Reggio Emilia sono circa 7mila e 3 o 4mila sono a Parma‘ io ho ragione di preoccuparmi. Si parla di persone che in qualche modo e a vario titolo sono vicine all’organizzazione. Il problema è relativo al fatto che l’organizzazione può contare su questa imponenza di forze». In quest’ottica, veri e propri arsenali tenuti in casa da collezionisti, quando siano armi perfettamente funzionanti, anche se detenuti legalmente sono un potenziale pericolo. Occorre una legge che regolamenti questa problematica.