Venerdì 3 Maggio 2024

Baby squillo, la madre: «Io sono brutta e vecchia. Devi venderti tu che sei fresca»

Le parole della donna alla figlia, che incontrava i clienti vicino alla chiesa

Baby squillo

Baby squillo

«QUANDO ho cercato di ribellarmi, una volta, le dissi ‘mamma fallo tu, perché non ti prostituisci tu al posto mio?’ Lei rispose: ‘Io non lo faccio perché sono vecchia e brutta, devi farlo tu che sei fresca’. Questo è il contributo che devi dare alla famiglia».

Pesano come macigni le accuse della figlia nei confronti di quella mamma che oggi è imputata per sfruttamento della prostituzione minorile. Una vicenda emersa dopo anni di indagini, che si è sviluppata in Val d’Enza fra il 2012 e il 2013 e che ora ha portato all’allontanamento della ragazza (che vive con un’altra famiglia in una località protetta) e a una misura cautelare nei confronti della madre.

Stando ai racconti della ragazza, che allora aveva 16 anni (oggi è maggiorenne) la mamma 45enne l’aveva indotta a vivere in una sorta di malsana simbiosi, nel mezzo di una dolorosa separazione dal marito; tanto che lei, soggiogata, non sarebbe stata in grado di ribellarsi; né dire di no.

«Facevo tutto quello che mi chiedeva, ero in una sorta di trance», ha più volte ripetuto ai carabinieri di Bibbiano, che dall’ottobre del 2013 hanno raccolto i suoi sfoghi in un racconto durato giorni. Tutto videoregistrato.E, così, l’avrebbe costretta a vendersi: oltre una cinquantina i suoi clienti, nel giro di pochi mesi. Alcuni raggiunti tramite passaparola, altri che rispondevano a un annuncio messo su un giornale di inserzioni a pagamento.

IL PRIMO cliente, dice, è stato l’amico di famiglia; un commerciante cinquantenne che l’aveva vista crescere e che più volte avrebbe approfittato di lei per sanare un debito che la madre aveva nei suoi confronti. Poi gli incontri sarebbero proseguiti, almeno una decina di volte. Pure lui oggi è imputato (con l’accusa di prostituzione minorile, difeso dall’avvocato Domenico Noris Bucchi) e ha confessato tutto. «Sì, l’ho fatto, anche se era piccola. Davanti al sesso non capisco più niente», ha ammesso senza problemi. Ora per lui si profila la possibilità del patteggiamento (il suo legale ha già avuto degli incontri con il pm di Bologna Beatrice Ronchi); ma tutto verrà deciso nella prossima udienza preliminare fissata a metà aprile.

Diversa invece la posizione della madre, accusata di un reato che non prevede il patteggiamento. Per lei (che rischia fino a 18 anni di carcere con le aggravanti), potrebbe profilarsi la possibilità di richiedere un rito abbreviato (con sconto di un terzo della pena). Il suo difensore, Andrea Davoli, intanto attende che venga interrogata dal pm.

UNO SCENARIO aberrante, quello che emerge dalle carte dell’inchiesta. La ragazza, infatti, avrebbe raccontato che la madre gestiva il suo tempo, i suoi appuntamenti. La portava sul posto – spesso con i clienti si trovava vicino a una chiesa – e poi la andava a riprendere.

«Lei mi costringeva a rispondere al telefono – racconta la ragazza – e anche a richiamare i clienti. Mi stava di fianco e mi imbeccava che cosa dovevo rispondere. E io non avevo la forza di dire di no». Ora la ragazza e l’Unione dei Comuni della Val d’Enza si sono costituiti parte civile nel processo con l’avvocato Marco Scarpati.