Martedì 30 Aprile 2024

«Mamma mi diceva come truccarmi per il sesso con i clienti»

Baby squillo, nel memoriale della ragazzina di 16 anni le pesanti accuse contro l’imputata

Baby squillo (Olycom)

Baby squillo (Olycom)

Reggio Emilia, 18 gennaio 2015 - «MI ACCOMPAGNAVA agli appuntamenti con i clienti, spesso di fianco alla chiesa. Poi mi veniva anche a riprendere. Mi diceva come mi dovevo truccare per piacere a loro, mettendomi il mascara e l’eyeliner».

Migliaia di pagine, quelle che formano il fascicolo d’accusa nei confronti di una donna oggi cinquantenne della Val d’Enza. E a inchiodarla, sarebbero proprio le parole della figlia. Fogli che non smettono di raccontare quell’inferno in cui lei dice di essere piombata e che ora vuole solo dimenticare. Lei, che cavallo fra il 2012 e il 2013, era solo una ragazzina di 16 anni. «La mamma mi costringeva a prostituirmi, ero soggiogata da lei e non avevo la forza di dire di no».

Così, ora, quella donna si trova imputata per sfruttamento della prostituzione minorile, assieme a un commerciante oggi sessantenne che – stando ai racconti della ragazza – sarebbe stato il suo primo cliente. Un amico di famiglia, talmente ossessionato da lei da volere possederla oltre dieci volte.

L’uomo, difeso dall’avvocato Domenico Noris Bucchi e accusato di sesso a pagamento con una minorenne, con tutta probabilità andrà verso un patteggiamento. La madre, invece, assistita dal legale Andrea Davoli, ha chiesto di essere sentita dal pm di Bologna Beatrice Ronchi, per dare la sua versione dei fatti. E negare tutto, ancora una volta.

C’è un altro fascicolo, però, stralciato dalla prima inchiesta. E riguarda una ventina di clienti abituali (nel giro di oltre cinquanta uomini e donne ricostruito dagli inquirenti). Persone che, stando alle accuse, non potevano non sapere che la ragazza fosse minorenne, avendola incontrata più volte.

Ora si trovano tutti indagati per prostituzione minorile e aspettano la richiesta di rinvio a giudizio. La ragazza si sofferma a lungo, nei suoi racconti, sul ruolo di queste persone. «Quasi nessuno di loro si era accorto che ero minorenne – avrebbe detto ai carabinieri di Bibbiano, che l’hanno seguita in questo calvario –. Andavo vestita alla moda, mi truccavo e ogni volta che me lo chiedevano giuravo che avevo già compiuto 18 anni».

Ora la ragazza si è costituita parte civile contro la madre con l’avvocato Marco Scarpati. Assieme a lei anche l’Unione dei Comuni della Val d’Enza.