"Troppo basso e poco elegante". Non lo fanno entrare in discoteca

Studente di 20 anni in stage a Rimini

Kevin Casas, 20 anni a dicembre, è di origini filippine e sta facendo uno stage come cameriere  in un hotel  di Rimini

Kevin Casas, 20 anni a dicembre, è di origini filippine e sta facendo uno stage come cameriere in un hotel di Rimini

Reggio Emilia, 7 settembre 2015 - «Per due volte non mi hanno fatto entrare al Mon Amour: l’ultima è stata ieri sera (sabato per chi legge, ndr): mi hanno detto che non avevo l’abbigliamento giusto. Secondo me è perché sono bassino, sono alto solo un metro e cinquanta». Un po’ amaramente ma continua a sorridere Kevin Casas, 20 anni a dicembre, filippino di origine ma residente a Reggio, dove studia nell’istituto alberghiero (foto). Lo studente si trova a Rimini dove, dalla metà di giugno, sta svolgendo uno stage come cameriere in un hotel della città, che terminerà questa settimana.

«La prima volta che ho provato a entrare nel locale, era agosto. Inquell’occasione mi hanno fermato e chiesto la carta d’identità credendo che non avessi 18 anni. Quando hanno visto che ero maggiorenne mi hanno detto che ero piccolino – racconta il ragazzo –. La seconda volta non mi hanno fatto entrare perché secondo loro non avevo l’abbigliamento giusto».

Kevin era vestito con una camicia azzurra, pantaloni beige e Nike ai piedi. «Non so perché non mi hanno voluto: forse perché visto che sono bassino e con la faccia da bambino sembro un minorenne ma non lo sono», riflette. Spiega che era con un gruppetto di amici, tutti studenti: «Eravamo in otto, avevamo deciso di andare al Mon Amour perché è un bel locale e volevamo passae una serata ascoltando musica. Ma io e un altro mio amico siamo rimasti fuori, gli altri invece sono entrati». Il giovane ammette che, però, il suo amico non ha ancora 18 anni compiuti.

Sconcertato anche il direttore dell’hotel dove lo studente fa lo stage: «È un bravissimo giovane, piace molto ai clienti per educazione e cordialità, parla l’inglese, il portoghese e un ottimo italiano. Non ha il papà e ha diversi fratelli: è un giovane che si dà molto da fare tanto che anche se non gli spetta ho deciso di dargli un rimborso spese perché se lo merita proprio. Quando mi ha raccontato questa vicenda, accaduta per la seconda volta, sinceramente sono rimasto piuttosto male».

Kevin fa un bel sorriso: «Ritornerò sicuramente a Rimini, magari anche in vacanza, ma in quel locale là non provo più ad andare. Due no sono bastati». Kevin rientrerà tra pochi giorni a Reggio e inizierà ad andare a scuola: «Mi diplomerò fra due anni, ma non so ancora bene la specializzazione. Il lavoro con il pubblico mi piace molto. Magari farò il direttore di sala».

Non nasconde il suo stupore e il suo dispiacere per l’accaduto Barbara Righetti, una delle titolari del Mon Amour: «Il nostro è un locale aperto a tutti a meno che non ci siano casi particolari come quello che si presentino all’ingresso persone visibilmente ubriache, oppure che non sia qualcuno che sappiamo molesta i clienti, specie se donne, o naturalmente se è un minorenne – afferma –. Ma non certo per l’abbigliamento, sempre che non si presenti qualcuno vestito da spiaggia. Ma nessuno si sogna di non fare entrare persone straniere – prosegue e puntualizza –: abbiamo clienti da ogni parte del mondo e una sala con musica latino-americana. Sono veramente dispiaciuta e sono a disposizione di questo ragazzo per eventuali chiarimenti».

Monica Raschi