Beve detersivo e muore a 2 anni, il papà: "Non è colpa di quello che ha bevuto"

I dubbi del genitore sulle cure: "Andremo per le vie legali" FOTO Il sorriso del piccolo Carlo

Carlo in braccio a  papà Antonio

Carlo in braccio a papà Antonio

Reggio Emilia, 29 agosto 2015 - «Non ci vediamo chiaro. È tutto molto strano. Non è morto per quello che ha ingerito, ma per arresto cardiaco... Andremo per vie legali, abbiamo dato tutto in mano al nostro avvocato di fiducia». Non si dà pace Antonio Russo, il papà di Carlo. Vuole un perché. Vuole sapere com’è morto il suo figlioletto. Ha tutto in testa. Con una lucidità disarmante in un momento di dolore, ricorda tutto quello che è successo fin da quando Carlo è entrato in ospedale. «Erano le 19 di martedì scorso – racconta –. Mio figlio era con la nonna e stavano andando a fare la spesa al supermercato proprio alle spalle del mio bar (il Black or White di San Martino in Rio che gestisce con la moglie Giusy, ndr) che appena ha riconosciuto ed è corso dentro a salutare la mamma. Mia moglie stava facendo le ultime pulizie prima di effettuare la chiusura. Stava usando del detersivo per igienizzare la lavastoviglie, cosa che fa tutte le sere. Si è portata per un istante verso il lavandino e quando si è girata ha visto Carlo con le mani al collo dopo aver bevuto un po’ di liquido. Lo ha subito capovolto e lo ha indotto a rimettere, poi sono arrivati i soccorsi che lo hanno trasportato al Santa Maria a Reggio».

All'ospedale però secondo Antonio sembrava tutto sotto controllo. «Appena è arrivato lo hanno intubato per poterlo sottoporre alla gastroscopia – dice il papà –. Per il liquido bevuto ha subito una lacerazione di primo grado all’esofago. Ma le cure stavano proseguendo per il meglio, tant’è che ieri (giovedì, ndr) intorno a mezzogiorno lo hanno ‘stubato’. Sembrava andasse tutto bene, i medici ci hanno persino detto di andare a casa. E Carlo rideva e scherzava tranquillo».

Ma dopo poche ore qualcosa non va. «Verso le 18 Carlo ha cominciano a respirare in modo un po’ affannato – continua Antonio –. Così lo hanno intubato ancora. E durante gli esami hanno rilevato un’aritmia cardiaca dovuta secondo i medici a una leggera polmonite».

Durante la notte poi ci sarebbe stato il peggioramento delle condizioni del piccolo. «Alle 6 di stamattina (ieri, ndr) – continua – ci hanno chiamato dicendo di correre in ospedale. Quando siamo arrivati abbiamo scoperto che da quaranta minuti gli stavano praticando il massaggio cardiaco. Ma non c’è stato niente da fare, purtroppo».

Antonio china la testa, con lo sguardo assente. Poi la rialza. E sicuro sostiene: «Sono convinto che se non l’avessero intubato e ‘stubato’ due volte, sarebbe ancora vivo. Avrebbero dovuto curarlo finché la lacerazione all’esofago non fosse guarita. Con un bimbo di due anni bisogna essere delicati. Aveva due anni, non era un animale... E non ci hanno dato spiegazioni, ma solo detto che hanno fatto tutto il possibile».

La lucidità svanisce, lascia spazio solo al dolore. «Era un bambino pieno di vita. Non stava fermo neanche sotto anestesia...». Un sorriso malinconico, poi rassegna le mani sui fianchi.