Venerdì 19 Aprile 2024

Accardi: «Adotterò Ibrahima Mbaye»

L’ex granata è procuratore e secondo padre del talento senegalese che l’Inter ha appena ceduto al Bologna «E’ nella nostra famiglia dal 2008, è il figlio maschio che io e Antonella non abbiamo mai avuto...»

Flash dell’ultimo Natale in casa Accardi: da sinistra Mbaye, il procuratore e le figlie Naomi  e Talita

Flash dell’ultimo Natale in casa Accardi: da sinistra Mbaye, il procuratore e le figlie Naomi e Talita

Reggio Emilia, 29 gennaio 2015 - A volte il calcio ci regala delle belle storie, come quelle di un legame speciale che riesce ad abbattere il muro dell’ipocrisia con fatti concreti. E questa è quella dell’ex difensore della Reggiana, Beppe Accardi, che ha deciso di adottare Ibrahima Mbaye, esterno destro senegalese classe 1994, e approdato in questa sessione di mercato al Bologna in prestito via Inter.

«Appena termina il calcio mercato – conferma Accardi – avvieremo tutte le pratiche per l’adozione. Perché quando non è in giro per il calcio abita con me a Medolla, ed ha anche la sua stanza personale. Quindi a tutti gli effetti è mio figlio. E non ha un legame particolare solo con me, ma anche con mia moglie e le mie figlie che stravedono per lui». Accardi adesso fa il procuratore, ma per lui Ibrahima Mbaye, arrivato in Italia nel 2008, non è solo un giocatore da piazzare in qualche squadre sperando che diventi un giocatore vero.

«E’ il figlio maschio – continua Beppe – che non ho mai avuto e adesso ce l’ho. E poi è un ragazzo straordinario al quale non si può che volere bene». Un entusiasmo e un amore, quello per Ibrahima, che ha contagiato tutta la famiglia Accardi, dalla moglie Antonella Vaccari, fino alle figlie, Talita di 28 anni e Naomi di 23. «Dal cielo ci è arrivato questo ragazzo – dice la consorte di Accardi – che non è ancora un giocatore, ma che speriamo lo diventi». Estroso e senza peli sulla lingua, Accardi si lascia scappare una battuta.

«Viene in ferie con noi e mi assomiglia anche».

E una battuta tira l’altra.

«Quando andiamo in giro con lui – afferma scherzando Beppe – mia moglie dice sempre che è nostro figlio. E allora quando vedono lui che è di colore ed io no, passo per un cornuto. Ma per Ibrahima questo e altro, e posso passare anche per un cornuto». Ma alle spalle di questo ragazzo dalla faccia pulita con il sogno di sfondare nel calcio, c’è anche una famiglia di origine. La mamma, una nonna, un fratello ed una sorella che sono rimasti nella loro terra d’origine, il Senegal, e il padre Chico arrivato in Italia quando Ibrahima aveva appena sei anni per cercare lavoro e che attualmente vive a Pavia. Anche con loro Accardi ha instaurato un rapporto speciale. «Sono tutti d’accordo sull’adozione – precisa Beppe – perché anche la sua famiglia naturale è incredibile come lui. Quando siamo andati a trovare suo padre gli ha detto che ero io suo padre, perché stavo facendo quello che lui non era riuscito a fare per suo figlio».