CronacaNella Terra dei fuochi non brucia la speranza

Nella Terra dei fuochi non brucia la speranza

L’esperienza di quattro ragazzi di Novellara nel Casertano e a Scampia: hanno visitato le terre martoriate dalla criminalità organizzata. Il loro racconto

I ragazzi con don Patriciello, parroco di Caivano

I ragazzi con don Patriciello, parroco di Caivano

Novellara (Reggio Emilia), 23 settembre 2015 - DA NOVELLARA a Scampia attraversando la terra dei fuochi. Un lungo viaggio in pullman, tante emozioni sulle note di Pino Daniele e come sfondo una delle città più belle al mondo: Napoli. Tra passato, presente e futuro, una terra che cerca la sua rivincita contro la camorra.

C’erano anche quattro novellaresi presenti nel viaggio organizzato dal comitato “iolotto” di Bologna il 18, 19 e 20 settembre scorsi. Un percorso partito ad ottobre 2013 per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla “terra dei fuochi”, quello dell’associazione bolognese a cui si è unita per l’occasione una delegazione del gruppo Noi-Nuovi orizzonti insieme, che da due anni si occupa di legalità organizzando eventi informativi.

Al loro fianco diversi i referenti di Libera (da Bolzano a Imola, passando per Ferrara), esponenti del mondo politico bolognese, ed altre piccole associazioni impegnate sul tema.

PRIMA TAPPA Casal di Principe per la mostra La luce vince l’ombra-gli Uffizi a Casal di Principe che si trova all’interno della villa confiscata al boss Egidio Coppola detto Brutus. Venti opere direttamente dagli Uffizi di artisti napoletani e non solo, artisticamente influenzati dal Caravaggio.

«Questa mostra permette di dare luce al nostro territorio. Una luce positiva che può finalmente accendere una speranza” dice Alessandro de Lisi direttore del museo in cui lavorano ragazzi del territorio casalese. E poi, l’incontro con Peppe Pagano imprenditore Nco nuova cucina organizzata, un’attività imprenditoriale che promuove e produce prodotti locali sui beni confiscati alla camorra.

Un momento particolarmente toccante è quello con Don Patriciello, parroco di Caivano da anni in prima linea contro la criminalità organizzata che dice: «Terra dei fuochi perché qui brucia tutto, brucia l’immondizia e bruciano i sogni, ma non le speranze».

Subito dopo parla Marzia, una delle tante mamme che ha perso il proprio figlio a causa del biocidio (termine tecnico che definisce la terra dei fuochi), «I bambini sono tutto, sono il nostro futuro e vogliamo continuare a lottare per loro, non possiamo vederli morire», infatti nel territorio che va da Napoli a Caserta, l’incidenza di tumori legati allo scarico illegale di rifiuti tossici è una delle più alte d’Italia.

A SCAMPIA invece Ciro Corona e Egidio Giordano, membri della cooperativa (R)esistenza Anticamorra, raccontano la situazione del quartiere che vive in uno stato di degrado surreale.

Ma c’è anche Lucia di 24 anni zaino sulle spalle e di ritorno da Reggio Emilia dopo il concerto di Ligabue, abita a due passi dalle vele: «Torno ora dal concerto, che emozioni al Campovolo. Qui per noi giovani non c’è nulla, mancano i luoghi di aggregazione ed è dura». Studia lingue all’università di Napoli, lei. «L’unica alternativa è studiare, conoscere, imparare, ma non tutti hanno l’opportunità di farlo».

Anche a Scampia un quartiere di Napoli che conta quarantamila abitanti bruciavano rifiuti tossici: «Le nubi si alzavano in cielo fino a coprire Napoli centro”, raccontano Ciro ed Egidio. «Lo Stato da oltre vent’anni è assente qui, ed in passato abbracciava la camorra», dice Ciro cresciuto nel quartiere. “Le cose però stanno lentamente cambiando – prosegue - negli ultimi anni le amministrazioni hanno iniziato ad ascoltarci, e finalmente c’è stata una rottura con il passato, ma ci vorrà tempo per ricucire uno strappo culturale e sociale di oltre trent’anni».

Un breve incontro anche con il sindaco di Napoli Luigi De Magistris al famosissimo caffè Gambrinus nella centralissima piazza del Plebiscito: “Vi ringrazio di essere qui, Napoli è la città di tutti – continua – fin dal nostro insediamento abbiamo cercato di lavorare sull’autostima di tutti i cittadini, per riappropriarci della nostra identità, combattendo contro i pregiudizi».

Michele e Salvatore gli organizzatori, Beppe, Ciro, Egidio, don Patriciello, Marzia e tanti altri, sono loro gli esempi di un riscatto che è iniziato ma che deve essere sostenuto dall’Italia intera. Ed è questo il senso del viaggio dei quattro ragazzi di Novellara, con la convinzione che le mafie si combattono soprattutto con la consapevolezza.