"Presto grideremo la nostra verità sulla morte del piccolo Carlo"

San Martino in Rio, Antonio Russo ha riaperto il bar. "Ma dopo cali il silenzio" FOTO I funerali del bimbo

Antonio Russo col figlio Carlo: «Sono tornato a lavorare, ma è durissima»

Antonio Russo col figlio Carlo: «Sono tornato a lavorare, ma è durissima»

San Martino in Rio (Reggio Emilia), 4 settembre 2015 - «Adesso Carlo ha soltanto bisogno di serenità, così come i suoi fratellini». E a nome dell’intera famiglia, Antonio Russo invoca «rispetto per Ciro e Thomas».

E che cali il silenzio sulla tragedia che li ha travolti come un fiume in piena: «Molto presto grideremo la nostra verità. Stiamo solo aspettando che il mosaico sia completo perché le domande che ci ronzano nella testa sono tante. E sessanta giorni (il tempo necessario per ottenere la relazione con i risultati del riscontro autoptico, ndr) sono troppi».

Conferma, quindi, la volontà di indire un’imminente conferenza stampa, «già domani (oggi, ndr) o al più tardi sabato, proprio qui, al bar, ché è il nostro mondo. A condurla sarà il nostro legale, l’avvocato Alessandro Carrara, in modo da sgomberare il campo a fraintendimenti».

ALL’INDOMANI del commosso addio al piccolo Carlo Russo, 2 anni, che a San Martino in Rio ha riunito nella chiesa dei frati cappuccini oltre 500 cittadini, il ristobar «Black or White» gestito dai suoi genitori in via dell’Artigianato ha riaperto i battenti. «Oggi abbiamo ripreso l’attività anche se è durissima» rivela afflitto Antonio Russo, accogliendoci con indosso la t-shirt nera del locale. Lascia intendere che, sebbene una simile cicatrice non potrà mai rimarginarsi, riaprire il locale è un po’ «un modo per cercare di continuare a vivere».

Per la moglie, Giusy Cataldo, è ancora prematuro riprendere in mano la quotidianità. Preferisce attendere ancora un po’. «Continuiamo a ricevere telegrammi, biglietti e messaggi da quanti ci sono vicini – racconta – E’ giunta l’ora di preservarla e di tutelare i nostri figli (di 9 e 10 anni, ndr)». Antonio Russo vuole anche esprimere gratitudine alla comunità sammartinese che l’ha accolto 8 mesi fa, quando prese in gestione il locale.

DA 13 ANNI, infatti, vive a Reggio mentre Giusy era venuta via da San Martino circa 10 anni fa. «Adesso stiamo cercandocasa qui, dove in soli 8 mesi siamo entrati nel cuore di questo piccolo paese che sta facendo davvero tanto per noi». La straordinaria partecipazione della comunità ai funerali di Carletto ne è l’esempio più evidente: «Ho sentito tanto la vicinanza del paese. Ringraziamo il sindaco Oreste Zurlini in prima persona che subito, giovedì scorso, alle 14, venne qui a sincerarsi delle condizioni di Carlo. «Ti sono vicino», mi disse, e gli replicai che il bimbo era fuori pericolo. Poi, venerdì, la tragedia. Da quel momento è stato un rincorrersi di gesti di solidarietà».

NEL PAESE della Rocca estense, tutti stanno contribuendo a ciò che è servito per l’addio a Carlo: «Ringraziamo tutti i commercianti che hanno voluto finanziare le esequie, il Comune e il consiglio comunale che si sono adoperati affinché Carlo avesse una collocazione funeraria definitiva». Poi accenna alle molteplici testimonianze d’affetto dei clienti, «che anche stamattina (ieri, ndr) ci sono stati accanto. La nostra è una riconoscenza sincera, autentica».

Il grande desiderio della famiglia «è fare in modo che i nostri figli diventino sammartinesi a tutti gli effetti, che possano frequentare le scuole qui (dopo la Malaguzzi a Reggio)». Poi racconta un episodio che gli è accaduto poche ore prima, quando un cittadino, in piazza, l’ha avvicinato per abbracciarlo: «Ho scoperto che la chiesa dei frati Cappuccini è dedicata proprio a San Carlo...» racconta colpito. Un’incredibile coincidenza.