A tutto cinema nelle sale reggiane: “American sniper”

I film che vedremo nelle sale della città e della provincia

Una scena tratta dal film ‘American Sniper’

Una scena tratta dal film ‘American Sniper’

Reggio Emilia 8 gennaio 2015 - Dopo i bagordi di fine anno, accendiamo la cinepresa sul 2015 pensierosi e speranzosi, insieme: il grande schermo saprà regalarci sogni meravigliosi come i lustri precedenti? Sì, noi ne siamo convinti. E’ una macchina prodigiosa, quella inventata dai fratelli Lumière nel 1895, che si alimenta dalle proprie ceneri. E di macchine parleremo presto, nella prossima puntata. Come quella inventata da Alan Turing nel 1936, creando così un’affascinante ellissi fra arte cinematografica e informatica.

Perché le invenzioni di quelli migliori fra noi ci tengono in vita e contribuiscono al progresso. Seguendo il principio pionieristico che animava Turing, speriamo di cogliervi di sorpresa con alcune novità che abbiamo inserito in rubrica già da oggi. Buona lettura.

Questa settimana:

AMERICAN SNIPER. Un certo pugno nello stomaco e nel cervello, il nuovo film di Clint Eastwood con Bradley Cooper nel ruolo del titolo che noi abbiamo visto al cinema Olimpia di Reggio. E’ la storia per nulla romanzata eppure romantica dell’eroe di guerra Chris Kyle, il cecchino n. 1 dell’esercito americano. Colui al quale, durante i quattro turni in cui è stata divisa la sua missione in Iraq, vengono attribuite 160 morti ufficiali fra militari e civili sul fronte nemico. Una storia vera, tratta dall’autobiografia scritta da Kyle nel 2011, prima di morire per mano “amica”, ma soprattutto dai tanti mesi trascorsi da protagonista, regista e sceneggiatore Jason Hall a contatto con la famiglia del Navy Seal, per apprenderne e vestire il più possibile personalità, comportamento e valori. Valori che si chiamano amor di patria, sopra ogni cosa, Dio e famiglia. Ma ancora di più, nel giovane gigantesco Chris, senso del dovere e del sacrificio, verso gli Stati Uniti impegnati in una guerra sporca e cattiva e verso i propri commilitoni. Che egli era chiamato a proteggere, come da insegnamento paterno, “tu sei il pastore del gregge”.

Negli Usa il film subito nelle mani di Steven Spielberg, poi ceduto al collega Eastwood, è uscito il giorno di Natale; da noi il 1° gennaio. Dettaglio trascurabile? Niente affatto. Intanto, all’alba del 2015, c’è un’amara constatazione: gli uomini si combattono in guerra, ancora, cambiano solo i mezzi sempre più sofisticati e gli interessi in gioco più alti. Il primo giorno del nuovo anno ha poi un carattere di incognita che riguarda sia il destino individuale sia quello collettivo di popoli, da un punto di vista economico, politico e finanziario, che scelgono di essere in pace o in guerra.

E’ un film che concentra la nostra attenzione sulla figura di un uomo, il cecchino, tragica, epica, solitaria, ma che agisce comunque sullo sfondo di un conflitto e non può prescindere da questo. Dal suo carattere di scontro fra nazioni e governi che lo hanno determinato, dalla sua eccezionalità, sopraffazione, bestialità, vittoria del più forte sul più debole. E’ una storia, quella di The Legend, che parla a tutti gli uomini e tocca la loro responsabilità di esseri umani e di civili, il loro senso etico, in ogni momento, ad ogni latitudine. Non si possono omettere o porre a margine questioni come la politica e la corsa agli armamenti del Paese più forte del mondo, che ha ingaggiato in Medio Oriente una serie di guerre di difficile, se non nessuna, soluzione. Guerre nelle quali gli Usa stessi sono parte in causa e che hanno interesse a perseguire. Di questo, e dell’assurdità della guerra, l’opera di Eastwood non parla. Ed è inutile e fuorviante attribuire questa omissione al voto repubblicano di Clint. Un uomo e un artista in continua evoluzione, come il vino buono. Non è questo il punto. L’ex texano dagli occhi di ghiaccio – che poi texano non è, essendo nato a San Francisco – ha dimostrato con Gran Torino e Letters from Iwo Jima, di sapere guardare con intelligenza e disillusione ai sogni di gloria che la guerra è in grado di generare sia in un reduce della Corea, sia nei soldati in fronti di battaglia avversi, nei quali sono stati gettati dai potenti di turno dei rispettivi Paesi. Non vediamo, spiace dirlo, la stessa maturità civile e artistica in quest’ultimo progetto. Dove a prevalere sono la ragione di Stato del più forte e la ferma volontà di salvare ‘i nostri ragazzi’, prima di tutto.

Un po’ di introspezione psicologica c’è ed è fra i momenti migliori del film, ma è tutta a senso unico. Cioè comincia e finisce nello spettro visivo e interiore di Chris. C’è l’addestramento, l’appartenenza al corpo scelto, la guerra che tutto divora e di fronte alla quale nemmeno la preparazione di un Seal può nulla. Poiché là c’è disordine e paura, qua la ricerca ossessiva di un ordine che assolutamente non corrisponde in nulla alla fisionomia di un conflitto (come ci aveva già mostrato Kubrick in Full Metal Jacket). Perciò, ogni storia personale, anche quella del cecchino n.1 d’America, per quanto ben raccontata, non può soddisfare la rappresentazione anche parziale di una guerra. Che è sempre assurda, nel suo fine e nel modo di combatterla. Ma proviamo a guardare il film dalla parte dell’autore: Kyle non è un fanatico guerrafondaio babbeo. E’ una persona complessa, lacerata, nella sua rettitudine. Ma è un cecchino. Non dichiara dubbi, ma ne è attraversato in ogni fibra. Questo dissidio interiore costante che lo accompagna e si nutre del Bene da difendere a qualsiasi costo e del Male, concreto e parimenti nei fantasmi che produce, è senza via di scampo ed emerge bene. E’ una serie di punti di vista tenuti insieme, quelli del regista, del vero Chris Kyle, dello sceneggiatore, non un affresco bellico. Eastwood è il Narratore, prende un personaggio, lo scava, gli crea un ambiente verosimile, lo approfondisce fino a renderlo più vero del vero. Bravissimo a raccontare i suoi eroi - antieroi e in questo senso dà un’altra prova magistrale. E’ anche furbo, ha scelto una figura chiave, senza possibilità di paragoni. Tecnicamente le scene di guerra sono superbe. Tempesta di sabbia compresa. Tuttavia, incollata alla poltrona a guardare il cecchino, non potevo non essere turbata dal pensiero che stavolta manca qualcosa di fondamentale. Manca la consapevolezza dell’ingiustizia di una guerra nella quale i feriti e morti del campo avversario hanno e devono avere pari dignità dei propri.

Ecco i film che escono nelle sale reggiane dal 7 al 14 Gennaio 2015

THE WATER DIVINER di e con Russell Crowe, con Olga Kurylenko. Subito dopo la battaglia di Gallipoli, combattuta in Turchia nella Prima Guerra mondiale, l’agricoltore australiano Connor decide di andare a Istanbul per scoprire cosa ne è stato dei suoi figli, dati per dispersi sul campo. Connor si aggrappa alla speranza di ritrovarli vivi e con l’aiuto di un ufficiale turco inizia un viaggio nel paese per scoprire la verità.

I CAVALIERI DELLO ZODIACO - LA LEGGENDA DEL GRANDE TEMPIO di Keiichi Sato. I guerrieri soprannominati “cavalieri dello zodiaco” devono fronteggiare il male ogni volta che questo minaccia la Terra. Ai giorni nostri, molti anni dopo la “guerra santa”, la giovane Saori Kido è una ragazza turbata dai suoi misteriosi poteri, ma realizza che suo destino è di raggiungere il Grande Tempio per intraprendere la più epica delle battaglie.

OUIJA di Stiles White, con Ana Coto e Vivis Colombetti. Dopo la morte improvvisa dell’amica Debbie, Laine e l’amico Pete ritrovano nella stanza della defunta una vecchia tavola Ouija, usata per sedute spiritiche. Cercando di mettersi in contatto con Debbie, Laine realizza che uno spirito di nome DZ non vuole terminare la sessione, lasciando che comincino a verificarsi strani eventi.

COME AMMAZZARE IL CAPO 2 di Sean Anders, con Jason Bateman, Jennifer Aniston, Jamie Foxx, Kevin Spacey, Christoph Waltz e Chris Pine. Stufi di rispondere ai capi, Nick, Dale e Kurt decidono di fare il grande passo e mettersi in proprio. Un investitore senza troppi scrupoli fa però loro le scarpe. Fuorigioco, disperati e senza alcun ricorso legale possibile, i tre elaborano un piano che prevede il rapimento del figlio dell’investitore.