Getta acido in faccia alla moglie: doveva essere espulso / FOTO e VIDEO

Caos in tribunale a Reggio. Le urla di lei: "Mi brucia, non vedo niente"

Il marito aggressore arrestato dai carabinieri (foto Artioli)

Il marito aggressore arrestato dai carabinieri (foto Artioli)

Reggio Emilia, 27 giugno 2017 - Era andata in tribunale per chiedere informazioni sulla separazione. Ma lui non voleva rassegnarsi all’idea. E ha perso la testa. L’ha seguita fin dentro il palazzo di giustizia di Reggio Emilia, ieri mattina e le ha gettato dell’acido sul viso.

Nel tentativo di cancellarla, annientarne l’identità. La moglie, trentenne di origini marocchine, ora si trova ricoverata all’ospedale Santa Maria Nuova con ustioni di primo grado sul volto, completamente bendata, e una prognosi di 22 giorni. Lui, suo connazionale e convivente di 39 anni, Abdelaziz Motassim, dopo essere stato medicato per le abrasioni che a sua volta ha riportato nell’aggressione, è stato portato in carcere e dovrà rispondere del reato di lesioni personali aggravate dall’uso di acido, dal legame coniugale e dalla premeditazione.

Un lampo, poco prima delle 11 di ieri. Il marocchino ha passato i controlli del metal detector. Poi si è avviato verso il bar del tribunale. In tasca una bustina di acido in polvere, una bottiglietta d’acqua in mano. L’ha raggiunta al bancone, assieme hanno ordinato la colazione. «Lei lo aiutava persino a chiedere il cappuccino, traduceva, visto che lui non parlava bene, sembravano tranquilli», raccontano i baristi.

Poi, una volta usciti dalla porta, l’orrore. «Lui ha estratto la bustina e le ha gettato in volto una polvere gialla, mentre agitava la bottiglietta», dicono i testimoni sotto choc. «Lei ha iniziato a gridare, ma quell’uomo l’ha sbattuta contro il muro, la teneva ferma per la testa, le tirava i capelli e dopo la polvere le ha lanciato in viso il liquido che aveva nella bottiglia».

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Lei tentava di divincolarsi, urlava. «Subito sul marciapiede si è sprigionato un forte odore di ammoniaca», dice chi era lì. A quel punto è scattato il panico. Qualcuno è entrato nella tabaccheria a fianco e si è nascosto sotto il bancone, temendo si trattasse di un attentato.

Per prima è intervenuta una agente della polizia municipale, in servizio alla procura, che ha scagliato una sedia addosso al magrebino, facendolo allontanare dalla sua vittima; mentre le guardie giurate in servizio, sentendo le grida disperate della donna, sono accorse in suo aiuto e hanno immobilizzato e ammanettato il marito in attesa che arrivassero i carabinieri.

«Il liquido a contatto con la pelle sprigionava del fumo – racconta un avvocato che si trovava proprio dietro al vetro del bar –. La donna, musulmana, portava il velo in testa. Le erano caduti gli occhiali a terra, che sono stati rotti durante la concitazione. Continuava a gridare ‘mi brucia, aiuto, mi brucia, non vedo niente’, poveretta. A quel punto noi l’abbiamo aiutata a bagnarsi, anche se non sapevamo se potesse essere la cosa giusta, in questi casi. Poi si è spogliata, per togliersi l’acido dalla pelle. Ha gettato a terra il velo, la bandana, le due maglie che aveva addosso».

Le telecamere del tribunale hanno immortalato tutto. Ripreso l’aggressione, nei dettagli. Le analisi sul liquido hanno poi rivelato che si trattasse di una sostanza ad alto grado di acidità. Probabilmente il fatto che la donna indossasse il velo e fosse molto coperta le ha evitato danni peggiori. Anche la miscelazione della polverina di acido con l’acqua, nella furia, potrebbe non essere stata terminata.

L’UOMO, dopo essere stato identificato, è risultato essere clandestino e destinatario di un decreto di espulsione dall’Italia (a causa di diversi precedenti, anche per aggressione): dal 2015 non avrebbe più dovuto essere nel nostro Paese. Ma, ufficialmente, è rimasto irreperibile alle forze dell’ordine, fino a ieri mattina.