'Favori’ in Ateneo, interdetti due professori reggiani

Inchiesta della Finanza, ai domiciliari sette docenti universitari di varie facoltà italiane Maria Cecilia Fregni (Unimore) e Thomas Tassani (Unibo) sospesi per un anno

Thomas Tassani e Maria Cecilia Fregni

Thomas Tassani e Maria Cecilia Fregni

Reggio Emilia, 26 settembre 2017 - L’indagine ‘Chiamata alle armi’, che da Firenze sta facendo tremare il mondo accademico, porta anche alla nostra città. Nella maxi inchiesta della Finanza sull’ipotesi di corruzione, che ha visto finire ai domiciliari sette docenti universitari, risultano indagati anche due professori originari del nostro territorio: Thomas Tassani, 44 anni, nato a Reggio, docente di diritto tributario al campus di Ravenna di Unibo e Maria Cecilia Fregni, pure lei ordinaria della stessa materia all’Università di Modena e Reggio. Tra i commissari, secondo la Finanza vigeva un accordo per scambiarsi reciprocamente i voti e favorire i candidati ‘sponsorizzati’ da ciascuno. Tra gli indagati figura anche l’ex ministro Augusto Fantozzi, che si è detto estraneo.

Per Fregni e Tassani è scattata l’interdizione per un anno dall’insegnamento universitario e da ogni incarico accademico per un anno. Secondo il gip di Firenze, «Fregni fornisce a Francesco Tesauro (docente della Bicocca cui il gip si è riservato di valutare l’interdizione dopo l’interrogatorio, ndr) i numeri di telefono dei membri della comissione e scrive una lettera al commisssario spagnolo sotto dettatura di quest’ultimo. Il 23 gennaio 2015 ha incontrato Fabrizio Amatucci (docente a Napoli, arrestato, ndr), facendosi portavoce dei desideri di Tesauro. Con riferimento alle intese corruttive dei professori Fregni ha ascoltato le intenzioni di Amatucci (ad esempio «Fare un minimo di asset con Giuseppe Zizzo (università di Castellanza Di Varese, arrestato, ndr), e le ha riferite a Tesauro». Ancora: «In tutti i colloqui condivide gli interessi di Tesauro finendo col farli propri: ‘Noi abbiamo tutti dei candidati, abbiamo dei candidati dei più decorosi’. Segnala che Adriano Di Pietro (arrestato, ndr) impedirà l’abilitazione di Francesco Tundo (università di Bologna, interdetto, ndr), e costui non potrà dare la colpa ad altri. Si augura che De Pietro, da lei definito ‘la persona forte della commissione nonché ‘un gran volpone’, voglia ‘chiudere bene la sua carriera’».

Intercettata al telefono con Tesauro dopo aver avuto un incontro il 23 gennaio 2015 con Amatucci, Fregni dice: «Sono venuta a piedi con Amatucci... che ci teneva molto, allora, aveva sottomano la lista perché voleva parlare un po’ anche perché alcune persone lui non le conosce neanche». E poi dice, in probabile riferimento all’incontro con Amatucci: «Ho ribadito che per noi è di fondamentale importanza che passino anche perché sono tutte persone di, di... c’hanno tutti i numeri, cioè di gente che ha un percorso e sono i nostri, e i nostri sono tre», dice facendo i nomi. E poi dice: «Amatucci è favorevolissimo a G. (uno di loro, ndr). Secondo me passano tutti e tre».

Per il giudice, Tassani «non ha avuto solo il ruolo di consigliere di Di Pietro e materiale esecultore delle sue direttive. Ha avuto anche un ruolo direttivo e ha operato spendendosi perché l’accordo corruttivo fosse concluso e comprendesse l’abilitazione di Paolo Puri (università del Sannio, interdetto, ndr). Mette in guardia e suggerisce strategie a Di Pietro... Ha anche trasmesso a Di Pietro la notizia che Pietro Boria (Sapienza di Roma, interdetto, ndr) aveva parlato con Amatucci e che era possibile concludere l’accordo corruttivo con l’abilitazione di Puri e Pietro Selicato (Sapienza di Roma, interdetto)».

In un’intercettazione Guglielmo Franzoni, ai domiciliari, docente a Foggia ed ex collaboratore di Stefano Ricucci, secondo il giudice, «fa riferimento alla precedente tornata quando lui era commissario, Di Pietro aveva ottenuto l’abilitazione di due candidati, di cui uno di prima fascia e uno di seconda con riferimento a Tassani e Andrea Mondini». Franzoni dice ad Andrea Fedele il 24 marzo 2015 a fronte, secondo il giudice, del rischio della mancata abilitazione di Padovani: «Se vuole rompere i rapporti (riferito a Zizzo, ndr) è libero, però li rompo perché lui ha avuto un associato e un ordinario: non può fare così». Parole che per il giudice provano «la stabilità del legame criminoso».