Bambino morto preso di mira su Facebook

Profili falsi del piccolo, 'truccando' la sua foto in maniera ingiuriosa

Il video dell'aggressione diffuso sui social

Il video dell'aggressione diffuso sui social

Reggio Emilia, 25 febbraio 2017 - Alcuni mesi fa ignoti hanno preso di mira su Facebook un bambino morto qualche tempo prima. Si presume che gli autori del falso profilo creato sul social network possano essere ragazzini balordi che si «divertono», con atteggiamenti di bullismo virtuale, a tormentare, offendendoli e dileggiandoli, i ragazzini più deboli. Ma persino quelli che non ci sono più: non c’è limite all’abiezione.

La notizia si è appresa ieri, perchè potrebbe essere collegata a una denuncia querela che l’avvocato Gianluca Vinci ha appena ricevuto mandato di depositare alla polizia postale per un’altra vicenda simile. Un padre, infatti, si è rivolto al penalista chiedendogli di procedere con denuncia per diffamazione e stalking contro anonimi che avevano ripetutamente creato su Facebook profili falsi di suo figlio, insultandolo e «truccando» la sua foto in maniera ingiuriosa. Sia il bimbo deceduto lo scorso anno sia quello col genitore denunciante appartengono alla stessa zona della provincia: di qui il possibile collegamento - ipotizzato dalla famiglia di quest’ultimo bambino - per risalire agli autori della vergognosa persecuzione online. «Ormai è uno strumento fuori controllo - dice l’avvocato Vinci - Quando viene chiuso un account subito ne creano un altro, con l’intestazione ‘Io odio...’ seguita dal nome della vittima. Nonostante i blocchi ripetuti, sul telefonino ricomparivano offese e fotomontaggi. Sto preparando la querela».

Comprensibile la sofferenza di chi è colpito: il bambino, la cui autostima viene gravemente ferita dagli attacchi, e i genitori che vorrebbero proteggerlo. Ma stavolta, di fronte alla rassegnazione del figlio convinto che non ci si potesse far nulla, i genitori hanno detto basta e si sono rivolti all’avvocato Vinci. Nel precedente caso del bambino deriso dopo la sua scomparsa, non si ha notizia che sia stata sporta denuncia ma non lo si può escludere a priori.

Un altro caso, tramite Facebook e Whatsapp, ha avuto per vittima un 34enne della Bassa reggiana. Molto diverso il contesto. Una donna di 28 anni, parmigiana, ha patteggiato un anno e otto mesi davanti al gup di Parma: era accusata di estorsione. Creando un falso profilo Facebook col suo nome di battesimo e quello dell’ex amante, si sarebbe vendicata di lui che l’aveva lasciata, postando messaggi e foto intime per mettere in piazza la relazione extraconiugale in modo che la moglie dell’uomo, parenti, amici di lui (anche un prete) ne venissero a conoscenza. La storia dei due era finita quando l’uomo aveva deciso di tornare all’ovile chiedendo perdono alla moglie. Ma l’amante non era stata d’accordo. Alla donna è stato contestato di aver incassato, dopo vari ultimatum, trecento euro in contanti. Ne voleva però altri 1.700 - secondo le indagini - altrimenti avrebbe reso pubblica la relazione. I duemila euro a suo dire le erano stati promessi quando la love story clandestina era al top. L’uomo le aveva anche pagato alcune multe prese alla guida dell’auto che le aveva prestato.