Reggio Emilia, il bike sharing cade a pezzi. "Troppe bici rubate o vandalizzate"

Venturelli (Til): "Ora intervenga la Regione come nelle altre città"

Reggio Emilia, il bike sharing cade a pezzi

Reggio Emilia, il bike sharing cade a pezzi

Reggio Emilia, 26 maggio 2017 - «Il bike-sharing non funziona». La denuncia arriva dai cittadini, ma facendo un giro per la città non si fatica a rendersene conto. L’innovativo sistema di noleggio bici nato nel 2008 – e arrivato alla sua definizione attuale nel 2015 con il portale ‘Mi muovo’ – sembra infatti ricadere periodicamente nelle stesse difficoltà: bici rubate, vandalizzate e senza controlli di tracciabilità. Problemi che sono noti da più di un anno, ma risultano tutt’ora irrisolti.

Il progetto è stato ideato dalla Regione Emilia Romagna, ed esteso a tutte le province. Nello specifico caso di Reggio, stando agli ultimi numeri diramati dal Comune, sono 70 le biciclette attualmente disponibili, a fronte delle 143 inizialmente stanziate secondo ‘Mi muovo’. Sono stati infatti registrati 40 furti in media all’anno da quando il progetto è partito. Un’enormità. Il Comune ha diviso in due la gestione del servizio tra Til e Tea (partecipato al 90% dalla Til stessa). Ai primi, il compito di occuparsi delle biciclette, ovvero manutenzione e ubicamento. Per i secondi invece la gestione della sosta (colonnine e modalità di rintracciamento). Attualmente sono attive ben 13 stazioni del bike-sharing in città. Ma solo 6 risultano attrezzate. E di queste, alcune presentano biciclette inutilizzabili, con ruote mancanti o sellini divelti. Piazzale Roversi è l’emblema di questa inefficienza: due bici a disposizione, di cui una senza la ruota posteriore. La situazione è critica anche nel parcheggio Cecati: le colonnine sembrano abbandonate.

«Il servizio in sé è interessante – spiega Marica Venturelli, impiegata di Til che si occupa delle tessere utilizzate per il noleggio – ma troppe bici vengono danneggiate».

Secondo le stime, 15 mezzi vandalizzati ogni mese, tra furti di ruote e pedivelle. «Purtroppo il problema è a monte – prosegue – e ce lo trasciniamo dietro sin dal vecchio sistema ‘Pedalare’: mancano targhe di riconoscimento o sistemi di sicurezza adeguati. Un problema da estendere alla Regione, intervenuta in tutte le province limitrofe: Bologna (dove saranno istituite mille biciclette dotate di computer di bordo dal 2018, ndr), Parma e Modena. Qui a Reggio invece non se ne stanno occupando, nonostante le numerose richieste degli ultimi due anni».

Il punto pare essere proprio questo. Il servizio di bike-sharing, come ammesso dallo stesso assessore alla mobilità Mirko Tutino, funzionava più che decentemente fino a quando ci sono stati i contributi regionali. Ora invece la sosta è affidata al consorzio Tea, in quanto vincitore del bando dello scorso 13 settembre (nonchè unico ad aver presentato un’offerta) per la gestione dell’intero settore: parcheggi, scuolabus e zone Ztl, nei prossimi 8 anni. Incluso il bike-sharing.

«Nel nuovo bando è stato predisposto un capitolato specifico in cui chiederemo che il gestore ponga un particolare accorgimento alla riconoscibilità delle bici», sosteneva Tutino nel marzo 2016, ponendo l’accento «sulla manutenzione delle colonnine: un servizio che a ora non ci soddisfa». Purtroppo però, a più di un anno di distanza, nulla è cambiato. «Perché non vendere le tessere ricaricabili come i biglietti dei bus?», chiosa Stefano Ambro, proprietario della tabaccheria Panciroli: «Un servizio più pratico porta più introiti, e quindi una miglior gestione della sicurezza; a Reggio sembriamo indietro di 10 anni in alcune cose».