Vigilessa risarcisce Bonsu, carcere evitato

Otto anni dopo, lettera di scuse, pentimento e 20mila euro. Condannata a 3 anni

Emmanuel Bonsu è stato risarcito da una vigilessa reggiana

Emmanuel Bonsu è stato risarcito da una vigilessa reggiana

Reggio Emilia, 20 gennaio 2017 - Otto anni dopo, l’allora vicecomandante della polizia municipale di Parma Simona Fabbri, oggi 47enne, reggiana, ha scritto una lettera di scuse a Emmanuel Bonsu, riconoscendo di aver sbagliato. E ha risarcito con ventimila euro il ragazzo di colore scambiato per il «palo» di uno spacciatore, pestato e arrestato in maniera illegale da una squadra di vigili urbani (non da lei che, a capo dell’operazione, aveva fermato altrove il vero spacciatore di droga). Il fatto ebbe risonanza nazionale.

Al processo Bonsu dichiarò di non avere mai visto in faccia la Fabbri quel giorno. Ora, tenendo conto della offerta reale presentata dalla Fabbri allo studente ghanese e del pentimento, la corte d’appello di Bologna - nel giudizio di appello bis - l’ha condannata a tre anni, il che le consentirà - non venendo oltrepassata quella soglia - di accedere alla misura alternativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali.

Nella sua difesa era appena subentrato l’avvocato modenese professor Giulio Garuti. Non più il carcere, dunque, e cade pure l’interdizione dai pubblici uffici (lei si era dimessa subito dopo i fatti, avvenuti il 29 settembre 2008 al parco Falcone e Borsellino, gli altri vigili sono tuttora in servizio).

In primo grado, il tribunale di Parma aveva condannato la commissaria a una pena pesantissima, sette anni e mezzo, per sequestro di persona (poi derubricato nel meno grave arresto illegale dalla Cassazione).

Il pm d’appello, nella sua ultima requisitoria, ha chiesto per la Fabbri quattro anni e dieci mesi, pena che non avrebbe evitato la prigione se e quando fosse diventata definitiva. Resta aperto un possibile ricorso bis alla Suprema Corte. Ma intanto i giudici d’appello hanno sposato gli argomenti della difesa. In aula i genitori di Bonsu: lui ora vive a Londra. Il giovane ha intenzione di fare causa per il risarcimento in sede civile.

La pena in appello bis è stata rideterminata e alleggerita anche per gli altri imputati: la più pesante - quattro anni e mezzo - per un agente di Parma che si fece fotografare insieme al ghanese con in mano la busta «Emanuel negro». Unico uscito senza conseguenze è Graziano Cicinato, un altro vigile, difeso dall’avvocato reggiano Helmut Bartolini.

Cicinato era già stato assolto in via definitiva da sequestro di persona per non aver commesso il fatto e da calunnia. Prescritta per lui la violenza privata, il legale però annuncia ricorso in Cassazione per chiedere l’assoluzione anche per questo.

Nel caso di Simona Fabbri il reato più grave - alla fine - è rimasta la calunnia, con il tentativo di falso per coprire l’operazione accusando ingiustamente Bonsu di avere opposto resistenza.

L’avvocato Garuti, grazie alla lettera di scuse e al risarcimento, ha fatto riconoscere alla sua assistita le attenuanti generiche che elidono le aggravanti: così la pena base per la calunnia è stata di due anni, e con la continuazione per gli altri due reati i giudici si sono fermati a tre. Il Comune di Parma è infine stato condannato al risarcimento danni, con una provvisionale di 135mila euro immediatamente esecutiva.